Più che difendersi, contrattacca. Alfonso Papa, il deputato più in bilico di questi tempi, si presenta come un perseguitato davanti ai colleghi della giunta per le autorizzazioni a procedere: «Alla procura di Napoli ce l’hanno con me sin dai tempi in cui ero vicino al Procuratore Agostino Cordova, che alla fine fu costretto ad andarsene». Nel pomeriggio, dopo l’audizione, Papa decide di autosospendersi dalla Commissione giustizia della Camera e dall’Antimafia. Poi, finalmente, può rispondere alle domande del Giornale .
Onorevole, come mai questa scelta? È tattica in vista del voto sul suo arresto?
«Ma no, voglio evitare strumentalizzazioni».
E chi strumentalizzerebbe?
«Nelle migliaia di pagine della Procura di Napoli si fa continuo
riferimento a quegli incarichi: “Il deputato Alfonso Papa, membro della
Commissione giustizia, il deputato dell’Antimafia Alfonso Papa”. Per
carità. Preferisco stare in disparte, almeno per ora».
Dunque si dimetterà anche da parlamentare?
«No, e perché dovrei?».
Perché toglierebbe una bella grana ai suoi colleghi del Pdl.
«Io sono sereno».
Lei
sì, ma nel Pdl c’è nervosismo. La sua pare una difesa di casta, e poi
c’è la Lega che non condivide e l’opposizione che rumoreggia.
«Io conduco una battaglia di verità » .
E quale sarebbe la verità?
«Io sono un perseguitato».
Veramente
l’accusano di concussione, rivelazione di segreto d’ufficio e
favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sulla P4 di Luigi
Bisignani.
«Tutto nasce all’interno
di Unicost, la corrente della magistratura cui appartengo e di cui ero
dirigente, alla fine degli anni Novanta. Un pezzo di Unicost
napoletana se ne va, nascono i Ghibellini che si saldano con i Movimenti
riuniti. In pratica, il procuratore Cordova viene cacciato e chi gli
era vicino, come il sottoscritto, viene emarginato. In
quell’occasione, Luigi De Magistris, giocando con il mio cognome,
scrive un pezzo intitolato “Il ghibellin fuggiasco”.
Io resto
vicino a Cordova e pago per la mia lealtà: vengo attaccato da
Umberto Marconi, Vincenzo Galgano mi definisce una “pecora zoppa” e
intanto Francesco Curcio, oggi contitolare del fascicolo sulla P4,
raccoglie le firme contro Cordova » .
D’accordo, ma sono storie di dieci anni fa.
«Guardi, l’indagine in realtà nasce nel 2007 anche se fino al 2010, misteriosamente, non se ne sa nulla».
Le contestano reati pesanti.
«Sono stato pedinato fin sotto casa, sono stato fotografato, hanno
perquisito, con tanto di ispezione corporale, mio suocero che ha 77
anni e che non c’entra niente, sono stato intercettato indirettamente perché hanno messo sotto controllo tutti i telefoni di chi mi stava vicino».
I fatti?
«Non si capisce bene: io avrei concusso un imprenditore, Alfonso
Gallo, che non dà riscontri, ma appena gli chiedono di raccontare,
spara nomi e numeri di telefono di altri imprenditori tutti disposti a
confermare le mie pressioni».
E infatti confermano.
«Strano. Avrei concusso per un piatto di lenticchie e pure meno. Alla
fine le tangenti si ridurrebbero alla famosa suite pagata ad una mia
presunta amante che non è l’amante».
E che cosa è?
«Le dico solo che la notte in questione è quella del 24 dicembre. Io
ero a casa con una trentina di persone, mia moglie mi ha chiesto se ho
l’avatar » .
Lei avrebbe regalato una Jaguar a questa amante, salvo poi richiedergliela indietro.
«Ho presentato in giunta questa mattina i documenti che dimostrano come io quella Jaguar l’abbia comprata».
Ha ricevuto un orologio sotto casa?
«Questa storia del mio incontro con il ricettatore sfiora il
ridicolo. Solo un pazzo avrebbe potuto scegliere come luogo
dell’appuntamento la strada sotto casa. E poi, visto che mi
pedinavano, perché non mi hanno arrestato in flagranza? Ma la storia
della ricettazione nella richiesta di arresto non c’è. Serve per fare
coreografia » .
I suoi rapporti con Bisignani?
«Niente di penalmente rilevante. Trovo invece poco corretto che
l’abbiano interrogato otto volte, dico otto volte, per poi arrestarlo.
È un metodo che non mi piace».
Se il Parlamento dovesse votare il suo arresto?
«Andrò in galera. Senza esitazioni » .
Paura?
«No, la mia è una battaglia di verità, non una difesa corporativa o ideologica».
class="abody">Perché ha applaudito Alfano quando ha fatto riferimento al partito degli onesti? «Perché io sono una persona onesta » .
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