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La linea è sempre occupata? Allora è una donna al telefono

Il telefono è maschio, ma la telefonata è donna: ufficiale, a livello telecomunicazioni la nostra amata metà vale un po’ di più. Diciamo metà più un quindici per cento. Quando parla lei, i tempi si allungano di questa percentuale. La stima non è spannometrica, rilevata con pregiudizi misogeni: un paio di ricercatori, che evidentemente non hanno ancora incontrato problemi più seri da approfondire, si sono occupati dell’atavica questione chiacchiera. L’avessero chiesto a chiunque di noi, avremmo dato subito la stessa risposta: diavolo, quando al telefono di casa ci sono mogli e figlie, per l’uomo è la fine. Per comunicare col mondo esterno fa prima a mandare un ambasciatore. Certo con l’arrivo del cellulare il problema è praticamente superato, ma neanche tanto: adesso il nuovo dramma è l’assedio a tutte le ore delle stesse medesime amatissime creature, che per chiederci di passare a prendere il pane possono anche metterci delle mezz’ore, mi raccomando, non troppo cotto, però senza mollica, prendi quelli lunghi e bassi, oddio come si chiamano, chiedi alla signora, quelli di sabato scorso, eventualmente va bene anche la pagnotta, ovviamente vedi di farti dare lo scontrino, non come l’altra volta che….
Niente: insensibili all’evidenza, i due scienziati, Guido Friebel di Francoforte e Paul Seabright di Tolosa, si sono messi a conteggiare la durata delle conversazioni di due grandi campioni sociali. Il primo comprende tremila persone in Italia e in Grecia negli anni 2006-2008, prese da uno stesso operatore telefonico. Il secondo è un importante call-center tedesco, al quale rispondono sia operatori maschi che operatori femmine. Risultato, ma tu pensa la scoperta: mediamente, le telefonate delle donne durano il quindici per cento in più. Detto tra noi: sembra pure poco. Credevo peggio.
Per dovere di cronaca, bisogna subito aggiungere che le donne del call-center stanno più a lungo al telefono, ma portano a casa maggiori risultati. Anche qui, sorprese poche: come intortano loro, non intorta nessuno. Riconosciamolo: noi siamo grezzi, ispidi, sbrigativi, dopo due minuti in linea con un potenziale cliente cominciamo già a sognare che gli cada un meteorite in casa, e che se eventualmente sopravvive vada a morire tra indicibili sofferenze in una lurida stanza del peggior ospedale, sicuramente gestito dalle carogne della malasanità. Le donne no: modulano il tono della voce, diventano suadenti, se dall’altra parte addirittura hanno un uomo cominciano a lasciargli intendere d’essere felicissime, quasi turbate, di restare in linea con un George Clooney irresistibile, senti che voce maschia e decisa, averne di uomini così, magari in una delle prossime sere si può pure combinare…
Non c’è problema, va riconosciuto sportivamente: sono molto più brave loro, nel call-center. Però non dimentichiamolo mai: hanno pure un talento naturale. Con le chiacchiere sono funamboliche e creative, non conoscono stanchezza e vantano un campionario illimitato di possibilità. Sono le Maradone della conversazione, giocano tranquillamemte di tacco. Certo, generalizzare non è mai bello. Personalmente conosco uomini di sesso maschile che sono più pesanti della lebbra. Credo ne conoscano tutti, non solo io. Sono i tizi che chiamano immancabilmente negli orari e nelle situazioni più angoscianti, ma non c’è verso che lo possano comprendere: ci si prova pure a chiedere indulgenza, magari ti richiamo tra un quarto d’ora, ma è del tutto inutile. Vanno avanti imperterriti, logorroici, invadenti, con quel gusto del dettaglio e della divagazione che meriterebbe il più abominevole dei castighi.
Sorvoliamo però sulle eccezioni. Restiamo al dato generale. A parità di condizioni, le donne stanno al telefono un quindici per cento di tempo in più. Così la ricerca.

Bisogna penderne atto, anche se a me un dubbio resta: non so se la classifica dei tempi sia poi così certa e attendibile. Esistono seri rischi che in qualche modo venga falsata. Lo sappiamo tutti come gira: per una femmina al telefono che fa classifica, molto spesso dall’altra parte c’è un uomo che fa il tacchino.

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