Un altro pareggio in tre giorni, ma non sono questi i segnali di una capolista che rallenta. L’Inter non riesce a mettere sul tavolo la differenza di qualità e nomi, il Napoli conferma che da queste parti c’è sempre poca gloria per i forestieri. Partita intensa, grandi occasioni, tre pali, un paio di interventi dubbi in area ma alla fine poca roba. Magari è anche vero che ogni tanto Cambiasso e compagni hanno diritto a rifiatare, ieri era l’occasione perfetta, interrompere con un pari le sconfitte nelle due ultime visite al San Paolo. Con Lavezzi e Balotelli in tribuna, il primo in ripresa assistita dall’infortunio, il secondo per un problema a un piede che lo affligge da circa tre giorni, la sfida ha perso protagonisti certi. Mazzarri ha caricato i suoi come un capo sioux a Wonded Knee è ha perso almeno un paio di chili. José ha capito che la squadra era in affanno, perdere avrebbe dato una spinta notevole alla concorrenza, e si è accontentato. L’Inter ha fatto la sua partita («C’erano due rigori netti a nostro favore», si è lamentato Mou, che parlando di arbitraggi ha definito «vergognoso» quello di Juve-Genoa), ma non ha mai smesso di soffrire, nessun rischio gravissimo ma due pali e una paratone di Julio Cesar sono un segnale che la distanza con il resto del mondo non è così abissale. Forse inconsciamente c’entrerà la Champions che si avvicina, forse anche la paura dei nerazzurri di farsi male e saltare l’appuntamento della stagione con i londinesi del Chelsea.
Il vantaggio su Roma e Milan resta notevole ma per valutare l’impatto della capolista sul Napoli caricatissimo basta guardare le lingue degli azzurri a fine gara: tutte sotto le suole. Non ci sarà sempre un Napoli così motivato a riportare sulla terra la capolista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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