L'intervento di Berlusconi/"Questioni irrilevanti, al pubblico ludibrio per colpa dei finiani"

L'intervento di Berlusconi/"Questioni irrilevanti, al pubblico ludibrio per colpa dei finiani"

Silvio Berlusconi si avvicina alla giornata campale con la calma dei forti. Non è stato, infatti, il primo ad arrivare all’Auditorium della Conciliazione perché il lavoro preparatorio era già stato svolto. Ma proprio per far vedere che il Pdl è ancora il «suo» partito, sale sul palco e dirige i lavori come si conviene a un vero presidente. «Risparmiate le energie perché la giornata sarà lunga», dice alla platea che lo accoglie con la consueta standing ovation.
Poi, dopo aver stabilito l’ordine degli interventi includendo Fini tra i «co-fondatori» e dunque dopo coordinatori e ministri, ricorda che «la Direzione era stata convocata prima delle Regionali» e che non è la risposta a un diktat. Berlusconi ricorda al partito che in tutti gli appuntamenti elettorali degli ultimi due anni «abbiamo vinto sempre» sottolineando come i risultati siano giunti durante la crisi e che «senza di noi l’Italia sarebbe andata a finire come la Grecia».
Non è questione da poco perché il Pdl guidato da Berlusconi, «un partito democratico nel quale le decisioni sono state prese a maggioranza, non ho mai imposto la mia volontà», ha vinto tutte le sfide. «Non è mai successo che chi era al governo avesse anche la maggioranza di Regioni e Province», ha ricordato e «se votassimo domani, saremmo al 38,4 per cento».
Non ha paura di confrontarsi. Perché da una parte ci sono i fatti, dall’altra le parole. Si chiede più democrazia interna? «Propongo un Congresso nazionale entro l’anno, ritengo giusto farne uno all’anno, dobbiamo moltiplicare i luoghi di confronto», afferma. L’obiettivo è il prossimo futuro. «Abbiamo tre anni di tempo per le riforme» e su quelle istituzionali «opereremo soltanto con il consenso di tutti», precisa aprendo all’opposizione.
L’unico vero scopo, insiste, è mettere in condizione «coloro che governano il Paese di intervenire efficacemente». Non è un’osservazione secondaria perché gli strappi dei finiani stanno sfilacciando una realtà politica voluta dai cittadini. E, a scanso di equivoci, ricorda quali siano i veri rapporti di forza. «Il governo ha un apprezzamento al 48%. Io, invece, ho un apprezzamento bulgaro, sono al 63,3%», sottolinea. I numeri non sono solo quelli dei sondaggi. «I nostri elettori sono tre volte quelli della Lega, noi abbiamo 20 ministeri e loro 3 ministri ma in realtà 2 ministeri». In 89 consigli dei ministri «il Pdl s’è mai dovuto fare indietro rispetto alla Lega». Insomma, il governo non è «a trazione leghista» e Bossi è stato molto più leale del «co-fondatore».
Nel primo intervento di mezz’ora Berlusconi s’è mostrato sereno. Poi, si è progressivamente rabbuiato alle invettive di Fini. Ai ripetuti «senza ironia» e «senza polemica» ha opposto un «non mi attribuire cose che non ho mai detto». Ecco perché, come a Vicenza nel 2006 ha scardinato il protocollo. «Mi pareva di sognare», ha replicato. «Finora nulla era arrivato dagli ex An e da La Russa, uomo di collegamento», ha risposto ricordando che «le questioni sono state esposte al pubblico ludibrio in tv da Bocchino, Urso e Raisi» e scatenando un boato.
Ai temi sollevati, comunque non «di grande importanza», Berlusconi ha ribattuto, è nella sua natura di leader. Il 150° dell’Unità? «Ci abbiamo lavorato tanto, non accetto critiche». Abolire le Province? «Si risparmierebbero solo i 200 milioni dei consiglieri e stiamo lavorando su quelle inutili delle aree metropolitane». Una commissione del Pdl sul federalismo? «Una proposta ottima».
Su due punti Berlusconi non transige. I presunti attacchi a mezzo stampa non sono attribuibili al suo intervento. «Non parlo con il direttore del Giornale e non ho alcun modo di influire e ho convinto un mio familiare a metterlo in vendita. Se c’è qualche imprenditore vicino a te, può entrare nella compagine azionaria», ha risposto. Libero, invece, «è più critico ed è di Angelucci, ex An e tuo amico personale». Poi torna sulla questione del successo elettorale della Lega.

«Ne abbiamo discusso e sono arrivate una serie di considerazioni come quella di La Russa secondo cui aumenta i voti occupando le posizioni abbandonate da An». Fini ride e mastica amaro. Poi lo scontro dopo il quale nulla sarà più come prima.

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