L'intervento/Così il G8 farà uscire il mondo dalla crisi

L'intervento/Così il G8 farà uscire il mondo dalla crisi

Tocca all’Italia - e personalmente a me per la terza volta - la responsabilità di presiedere il G8. L’appuntamento cade in un momento decisivo, nel quale si disegnano nuove regole e nuovi assetti di governance globale dell’economia per accrescere la trasparenza del sistema finanziario internazionale e rilanciare la crescita dopo la crisi. I leader dei Paesi delG8 portano sulle proprie spalle una grande responsabilità. Il mondo attraversa una fase di rallentamento dell’economia, che è iniziata nella finanza e ha poi colpito l’economia reale. Dobbiamo evitare che diventi una crisi sociale.

Siamo chiamati a scelte cruciali  che riguardano una nuova etica dell’economia, la crescitae il benessere, la lotta contro la fame e la minaccia dei cambiamenti climatici. Dal modo in cui sapremo rispondere a queste molteplici sfide dipenderà il futuro delle prossime generazioni. Come G8 siamo impegnati a fronteggiare anche le altre emergenze, comei focolai di conflitto regionali che incidono sulla sicurezza globale, come l’instabilità mediorientale, come la situazione dell’Afghanistan e del Pakistan, come lo spettro dell’uso militare del nucleare.

L’esperienza dimostra che il G8 ha saputo affrontare le situazioni più difficili meglio di altri organismi grazie al suo formato agile ed efficace, ma d’ora in poi, di fronte ai cambiamenti intervenuti nell’economia globale, dovrà aprirsi al confronto con le economie emergenti e con i Paesi in via di sviluppo. L’idea-guida dell’Italia è proprio questa: per offrire soluzioni concrete e superare la crisi in atto ilG8 deve essere più inclusivo. Questo significa potenziare il G8, senza snaturarlo, in modo che possa dare risposte globali. In concreto, definire un sistema di principi e di regole comuni riguardo alla trasparenza, l’integrità e la correttezza delle attività economiche e finanziarie internazionali e individuare soluzioni di sostegno alle imprese e alle famiglie per rilanciare i consumi. Si devono, infine, decidere atteggiamenti comuni verso i temi dello sviluppo e del cambiamento climatico.

Èdel tutto evidente, infatti, che non potrà esservi una determinazione credibile della comunità internazionale sul fronte della sicurezza alimentare o del clima, né alcuna decisione risolutiva, se non concordata tra le principali economie, e poi affrontata insieme alle economie emergenti e a quelle in via di sviluppo. Se questi sono i principi che ci guidano, ne discende che dopo il confronto iniziale, franco e diretto, tra i leader del G8 il primo giorno, il secondo giorno è opportuno che la geometria degli incontri assecondi un processo di dialogo e progressiva apertura verso le economie (cosiddette) emergenti - Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa -con le quali inaugurare una più stabile e strutturata associazione per un confronto solido e costante nel tempo.

L’Italia ha voluto associare a questo tavolo anche l’Egitto, grande e autorevole Paese arabo emusulmano. Questi quattordici Paesi (G8, G5 e Egitto) costituiscono il possibile nucleo di una nuova governance mondiale, un punto d’equilibrio tra un’effettiva rappresentatività e la necessaria efficacia e rapidità nel prendere decisioni. Un ulteriore momento di confronto include gruppi di altri Paesi significativi a seconda delle sfide da affrontare. In primo luogo i Paesi africani sul tema della lotta alla fame e alla povertà, perché un modello di sviluppo globale che non lasci indietro nessuno è interesse prioritario per tutti i Paesi del mondo, ricchi e poveri.

E nell’ultima sessione di lavoro proposta dal presidente Obama e subito accolta dall’Italia, è la volta dei Paesi del Mem (Major economies meeting), che comprende i grandi emettitori di gas serra e può quindi validamente affrontare il tema del cambiamento climatico in vista di un accordo globale a Copenaghen a fine anno per il post-2012, quando scadrà il Protocollo di Kyoto. L’Italia è nella posizione ideale per dare un proprio contributo. Può, infatti, mettereadisposizione della comunità internazionale la propria esperienza e la propria capacità di sviluppare e mantenere ottimi rapporti d’amicizia con tutti i Paesi e soggetti internazionali, su tutti i fronti aperti della politica e dell’economia mondiale.

Lavoriamo per ridare fiducia e infondere ottimismo al fine di approfittare dell’insegnamento della crisi attuale per creare le condizioni della ripresa e della rinascita. Dobbiamo uscire dalla crisi con una nuova regolamentazione dei mercati finanziari, un global-legal standard contro il ripetersi di recessioni. Dobbiamo neutralizzare la tentazione del protezionismo. Dobbiamo facilitare i negoziati per l’accordo globale sul clima in ambito Onu. Dobbiamo definire un nuovo concetto di sviluppo fondato sulla collaborazione di soggetti pubblici e privati e sull’impiego di più strumenti mirati alle popolazioni emarginate e ai Paesi che soffrono di più della crisi alimentare e dei cambiamenti climatici.

Potremo ritenerci soddisfatti se anche attraverso l’appuntamento del G8 a L’Aquila sotto la presidenza italiana, avremo saputo indicare alla comunità internazionale un nuovo metodo di lavoro più snello ed efficace e se saremo riusciti ad avvicinare i governi e i governanti ai loro cittadini, ai cittadini del mondo. Potremo superare la fase di declinose ritroveremo la forza dei valori che ci hanno consentito, dopo unperiodo ben più grave di quello attuale, dopo un conflitto epocale, di conseguire altissimi livelli di democrazia e benessere.

Il mondo, grazie al lavoro di leader lungimiranti, è emerso dalla seconda guerra mondiale più forte, più ricco, più libero. Quell’area di libertà edi benessere si è allargata ulteriormente con il crollo dei Muri che ci avevano consegnato per decenni all’incubo dellaguerrafredda e della reciproca distruzione nucleare, e con la più recente emancipazione di grandi Paesi da una miseria che sembrava gravare in modo disperante su immensi territori e popolazioni. Dobbiamo uscire da questa crisi economica, dalla sfida climatica e dai potenziali conflitti che insidiano la sicurezza globale, più liberi, più forti e più prosperi.

E, soprattutto, più uniti.
Silvio Berlusconi
(Dalla prefazione al libro «Il Mondo che verrà. Idee e proposte per il dopo G8», curato da Pino Buongiorno - Università Bocconi Editore - in libreria da domani)

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