Quanto è difficile, signor presidente, guidare un Paese dove c'è un'opposizione che non soltanto non condivide nulla, ma pone di continuo ostacoli?
«È difficile, perché l'ostilità preconcetta dell'opposizione di sinistra è un'anomalia tutta italiana che purtroppo ci portiamo dietro dalla prima Repubblica. Soprattutto nei momenti di crisi, ci sarebbe bisogno di un confronto politico serrato ma sereno, nell'interesse del Paese. Invece ci troviamo di fronte a una raffica sistematica di “no” su tutto, senza che ci venga fatta una sola proposta alternativa. Noi andiamo avanti per il bene dell’Italia e degli italiani e lo facciamo con il massimo impegno e con ottimi risultati. Il governo ha mantenuto un alto indice di consenso, e i partiti della maggioranza hanno vinto tutte, dico tutte, le elezioni a cui hanno partecipato negli ultimi due anni. Nonostante la piena legittimazione popolare, in questo Paese ci sono continui tentativi di impedire al governo la realizzazione del programma concordato con gli elettori».
La manovra economica: all'opposizione non piace. Invece è stata apprezzata dal Fondo monetario internazionale e dalla Commissione economica europea.
«Gli ultimi dati economici confermano la validità della linea del governo in questi mesi difficili. La produzione industriale in giugno è infatti tornata a salire del 10 per cento rispetto a un anno fa. È aumentata la velocità della ripresa, tanto che Confindustria ha assicurato che la recessione è finita. Solo l'opposizione continua a dire che tutto va male. Mi chiedo se fossero stati loro al governo dove sarebbe oggi l'Italia. Mi permetta ora di precisare una cosa: ho letto che è stato presentato un emendamento che prevede la riduzione delle tredicesime per le forze dell'ordine. Assicuro che questa non ci sarà nella manovra».
Il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche non raccoglie di disponibilità al dialogo, ma proteste di ogni tipo. Viene mobilitata la piazza per denunciare che è il bavaglio dell'informazione, mentre invece vuole essere qualcosa di più e di diverso per la difesa dei diritti dei cittadini tutti.
«Le legge sulle intercettazioni non è un attacco alla libertà di stampa, ma è una difesa del diritto dei cittadini a non essere spiati quando telefonano e a non vedersi pubblicare sui giornali le proprie conversazioni private, anche quelle che non hanno alcuna rilevanza penale. È una legge che difende la privacy, che impedisce la violazione del segreto istruttorio e che impedisce di trasformare gli articoli di giornale in sentenze anticipate prima dei tre gradi di giudizio, magari enfatizzando aspetti della vita privata delle persone. E stupisce che la sinistra italiana, che pure in passato aveva una forte componente libertaria, ora si accodi a chi invoca “intercettateci tutti”. Nessuno sta mettendo in discussione l'utilità delle intercettazioni nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata e non è vero che si vuol tutelare una casta. Il problema invece è che siamo tutti spiati, che i cittadini italiani sono i più spiati del mondo».
All'estero - da Toronto dove ha mediato il vertice mondiale dei capi di Stato e di governo ricevendo il ringraziamento e l'abbraccio anche di Obama e di Medvedev - al Brasile dove il presidente Lula lo ha accolto con grande affetto. Lei si è lamentato, però, che certa informazione di tutto questo - che è prestigio per l'Italia all'estero - non ha tenuto conto, o quasi.
«La mia è stata una provocazione voluta: ho detto che in molti casi ci vorrebbe uno sciopero contro i giornalisti per come rappresentano la realtà italiana, anche quando il presidente del Consiglio va in missione all'estero. La stampa ha una funzione essenziale: quella del controllo del potere, ma la storia recente del nostro Paese ci insegna che troppo spesso siamo di fronte a un'informazione schierata a senso unico, che non esita ad affermare che in Italia non c'è libertà di stampa. È una falsità che io non mi stancherò mai di denunciare. Noi lavoriamo e portiamo a casa dei risultati.
L'intervista di Berlusconi al Tg4
Un piede già sulla scaletta dell’aereo in partenza per la Sardegna, Silvio Berlusconi trova il tempo di rispondere al telefono al direttore del Tg4 Emilio Fede. Un’intervista «al volo», andata in onda ieri sera, che però contiene tutti i temi più «caldi» per il Cavaliere, dai rapporti con la sinistra alla manovra economica, dalla legge sulle intercettazioni alle recenti missioni internazionali. Eccone un sunto.
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