L'ipocrisia della sinistra: Se non tutela Santoro il garante non piace

Il presidente della Rai Garimberti nel tritacarne del Fatto. La colpa? Essersi smarcato dal giornalista-martire nella querelle di Annozero. Le contestazioni a sua carico? La passione per il tennis

L'ipocrisia della sinistra: 
Se non tutela Santoro 
il garante non piace

Roma In fondo si poteva prevedere, uno che dice di sè «il mio potere è la moral suasion» e che viene presentato da uno come Zavoli (soprannominato in Rai «una lacrima sul video») come «amabile e risoluto», non avrebbe mai potuto reggere il colpo. Altro che moral suasion si aspettavano da lui come presidente «di garanzia» Rai, cioè garanzia che avrebbe fatto i dispetti alla direzione generale filo centrodestra, e il difensore d’ufficio dei telemartiri, in primis Santoro. Paolo Garimberti invece è ormai fuori garanzia, il partito di Annozero lo ha condannato senza appello, si attende solo un soprannome fisiognomico alla Travaglio per lui (Ga-rimba?).

Nel frattempo è già «Ponzio pilato» per il Fatto, solo per aver detto che «quest’uso delle telecamere del servizio pubblico, per parlare dei suoi contratti (il comizio di Santoro nell’ultima puntata, ndr) non lo condivido, è fuori regola», e che se vuole ridiscutere il suo rapporto con la Rai lo faccia, ma «senza i giochini dell’anno scorso», col tira e molla sui milioni e le clausole del suo arrivederci (mai un addio) alla tv pubblica. Intollerabile, con l’aggravante di giocare anche a tennis («Non tiratelo per la racchetta», editoriale del Fatto), un chiaro indizio di irresponsabilità secondo i comitati di liberazione Rai. Vauro è delicatissimo: «Almeno un fantasma ogni tanto appare...Lui proprio non vuole contare nulla, è una sedia vuota».

Ecco, «Sedia vuota Garimberti», «eletto» dal Pd alla presidenza Rai, più partito Repubblica che partito Santoro, ma comunque un uomo d’area, ha veramente deluso. «Per me non sono sufficienti le sue parole, deve dire chiaramente se, a titolo del Cda o a nome personale, Annozero deve andare in onda o no», spiegò Santoro un anno fa. Era già segnato come presidente di scarsa garanzia, come Di Pietro aveva già intuito quando, nominato da poche ore, lo definì «un vaso di coccio», «un due di coppe quando la briscola è bastoni».
In questo Santoro è stato formidabile, è riuscito a trasformare se stesso in un indice di libertà di stampa, il metro dell’obiettività altrui. Siccome Garimberti non si incatena al cavallo di viale Mazzini per tenerselo, è poco garantista, è un Ponzio pilato. Eppure quando Ponzio pilato aveva chiamato in audizione Minzolini dopo un pezzo del Tg1 su Repubblica, la garanzia sembrò valida. Quando difese il rientro di Ruffini a RaiTre, le serate di Floris e Dandini, quando attaccò il Tg1 per aver espresso «giudizi inopportuni in quanto invasivi delle competenze e responsabilità di soggetti politici e istituzionali», ecco in questi casi sempre garante era. Anche sulla vicenda Ruby il tennista Garimberti fece felici gli osservatori anti-Cav.

Il Fatto titolò compiaciuto di questa botta di vita: «Garimberti bacchetta Masi: informazione incompleta», con un incipit da arrivano i nostri: «Non passa lo straniero in Rai. Le notizie sui festini di Arcore cambiano forma sul servizio pubblico, e così il presidente Paolo Garimberti ha inviato una lettera al dg Mauro Masi per “segnalare la mancata completezza dell’informazione”». Bene, bravo, bis, questa è garanzia di imparzialità, non quando obietta a Santoro l’uso privato delle telecamere, perchè in quel caso è un venduto e un Ponzio pilato.

Comunque era già caduto in disgrazia da tempo. Si era capito che fosse un berlusconiano col parrucchino rosso quando si era permesso di criticare il «turpiloquio» di una copertina di Maurizio Crozza, solo per un «che ca... vuoi?» e per un «Bossi rutta». «Garimberti come Masi» stabilì il Fatto, che lo candidò al concorso a premi per «il miglior censore dell’anno Rai», in lizza con Mauro Masi. Si potrebbe accennare al lieve conflitto di interessi di Travaglio, ospite dei programmi di Santoro e suo avvocato difensore sul quotidiano che vicedirige, ma sarebbe un’osservazione da Ponzio pilato.

Intanto resta aperto il problema dei palinsesti autunnali, che la Rai sta già «vendendo» agli investitori senza avere un accordo in Cda (riunione prevista domani). Ci sono in ballo soprattutto i contratti big di Raitre, ma c’è una piccola parentesi ancora per Santoro, che si vuol tenere aperta la finestrella Rai (forse per alzare il prezzo con La7, con cui sta trattando). E quindi anche il nodo della prima serata di Raidue al giovedì, in sostituzione di Annozero.

Circolano dei nomi, da Belpietro a Paragone a Oscar Giannino per l’area centrodestra, fino a Bianca Berlinguer e Massimo Giannini (Repubblica) per quella anti-Cavaliere. Un’altra grana per Lei (Lorenza) e Lui (Garimberti).

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