Bisognerebbe avere gli occhi di Alberto Gilardino e la sua gioventù sfacciata per coltivare le speranze che solo gli italiani a Duisburg, tricolore sulle spalle, gel sui capelli e accento indecifrabile tra le labbra, riescono a piantare nelle strade di Germania. «Ho sognato di fare gol nella partita inaugurale» racconta quel ragazzone piemontese pieno di vitamine e poiché è nato sotto il segno del mondiale di Spagna forse le stelle dovrebbero assecondare i suoi progetti a occhi chiusi. Il mondiale dellItalia di Lippi che comincia quasi per ultimo, lunedì sera, ad Hannover, nona partita della rassegna, non è propriamente una favola. Semmai sembra custodire i contorni di un noir classico: ogni giorno un caso, ieri la storia dellisolamento, ogni giorno un tormento, ogni giorno un colpo a tradimento. Eppoi, particolare decisivo, il talento di Francesco Totti, condizionato da un infortunio grave e doloroso, non può ancora essere sprigionato. Il romanista arranca verso un decente stato di forma. Può tornare utile più avanti, è vero, oltre la boa del primo girone e delle sfide capitali con Ghana, Usa e Repubblica Ceca. Ma bisogna sbarcare negli ottavi per farsi scortare dalle sue giocate e dalle magie balistiche. Senza il miglior Totti, anche Del Piero tradisce una preparazione macchinosa: è come se il ridotto utilizzo in campionato nella Juve aggiunto ai puntuali allenamenti avesse imballato i muscoli invece che procurare loro lo spunto irresistibile.
Così, senza il contributo della classe, è più difficile liberarsi della concorrenza di tre rivali che sono fisicamente preparati a fare la guerra. Lippi deve puntare sugli operai ma persino in questo ridotto plotoncino ha subito una perdita grave. Gattuso è qualcosa di più di un mastino, è un leader riconosciuto in campo e fuori, è il ragazzo capace di suonare la carica, di portare acqua a Pirlo e a Totti. Dimprovviso, il mondiale più difficile della storia, è diventato anche il più sfortunato. Nel frattempo i pochi fuoriclasse rimasti, Buffon e Nesta, devono rendere subito al massimo. E i due specialisti del gol tirare fuori gli artigli per lasciare il segno sulla pelle di difensori fisicamente ben piazzati ma acerbi. Dipendiamo dagli estri di Toni e di Gilardino. Anzi di Gilardino più che di Toni ché il bomber del campionato è sempre allinseguimento di uno smalto perso da molti mesi. Troppi, probabilmente.
Anche lItalia di Zoff, simile per molti versi a questa di Lippi nel carattere e nello stile di gioco, partita a fari spenti, ebbe nello sviluppo delleuropeo 2000 la possibilità di guadagnarsi la finalissima contro la Francia.
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