Lippi: «Niente primedonne, vince la forza del gruppo»

Il ct azzurro al seminario degli sport di squadra organizzato dal Coni. Su Amauri italiano dice: «Quando parlai con lui non gli feci nessuna promessa». Sulla volata scudetto: «Chi sta davanti non dipende dagli altri». Infine su Calciopoli: «Tutti sappiamo come sono andate le cose 4 anni fa, ma la vicenda non ha infliuto sul nostro Mondiale»

«I giocatori giocano in due squadre. Una è quella di club, in cui si viene pagati, l'altra è la Nazionale, che è quella dei sogni dove tutti vogliono arrivare perchè è il massimo a cui si può aspirare». Quella descritta dal ct della Nazionale, Marcello Lippi, è una distinzione netta. Il tecnico azzurro, nel corso del seminario sugli sport di squadra organizato dal Coni, non ha dubbi sul differente 'pesò tra maglie di club e nazionali.
Lippi non ha mostrato poi nessuna esitazione nemmeno nel dividere l'universo dei calciatori in campioni e fuoriclasse.
«I primi sono dei solisti, dei galli nel pollaio, che hanno grandi doti ma che non fanno nulla per migliorare e mettono in mostra le proprie qualità solo in poche occasioni. Sono primedonne che non si mettono a disposizione del gruppo, non aiutano la squadra». Diverso il discorso per i fuoriclasse: «Hanno il talento, non solo tra i piedi, e lo mettono al servizio del collettivo. Hanno grandi qualità in campo e fuori, incarnano i valori della leadership. Di questi giocatori - ha spiegato Lippi - più se ne hanno e meglio è. Un esempio? Non sono ancora certo di aver portato in Germania i migliori giocatori a disposizione dal punto di vista tecnico. Però sicuramente ho portato dei fuoriclasse per quanto riguarda la coesione di gruppo, grandi calciatori, campioni che sentono fortemente la voglia di mettersi a disposizione dei compagni e tutti insieme formare un gruppo, senza necessità di sentirsi primedonne. Cannavaro incarna alla perfezione questo identikit».
Nel corso del proprio intervento relativo alla gestione del gruppo negli sport di squadra, Lippi ha poi sottolineato l'importanza della figura dell'allenatore. «Prima di gestire un gruppo bisogna costruirlo - le parole del ct dell'Italia - Ci deve essere una guida forte, che non deve essere antipatico o simpatico, la cosa importante è che i giocatori devono sentire forte il messaggio che arriva dalla loro guida. Tutti, bravi e meno bravi, devono essere coinvolti e devono sapere che si può raggiungere assieme l'obiettivo finale. L'aspetto psicologico, nella costruzione di un gruppo - ha concluso Lippi - ha la stessa importanza di quello tecnico-tattico».
Infine, Lippi ha espresso un concetto che potrebbe anche venir letto come un'apertura per Amauri alla maglia azzurra: «Si può essere convocati in Nazionale anche se si gioca male nel proprio club. La propria squadra può girare male e in azzurro può esserci un'altra realtà».
Davanti ai taccuini dei cronisti, sul brasiliano della Juve naturalizzato, Lippi precisa: «Quando parlai con lui non gli feci nessuna promessa. Da oggi comincio a seguirlo per la nazionale, ma non c'è nessuna certezza che verrà convocato. La pratica fu avviata prima che io tornassi in nazionale, fu un'idea felice di Donadoni che quando tornai io condivisi in pieno perchè lui è giocatore importante». Lippi ha poi aggiunto di aver trovato «ingiuste le critiche di chi accusava Amauri di esitare troppo tra Italia e Brasile: lui ha detto dall'inizio che voleva essere italiano e questo anche gli altri giocatori lo sanno». E su Totti dice: «Parlo spesso con lui, ma queste sono questioni nostre».
Tema campionato, Lippi non si sbilancia in pronostici sulla volata scudetto: «A chi andrà lo scudetto? Per me non cambia niente se in testa ci sarà la Roma o l'Inter. Cambierà per i tifosi, non per me. Anche se avere un punto di vantaggio in classifica è una cosa importante. Prima lo aveva l'Inter, ora lo ha la Roma. Cambia la prospettiva, visto che prima si dipende dagli altri, dopo invece si ha il destino nelle proprie mani. Decisiva la prossima giornata? No, non credo. Dopo ci saranno altri 12 punti a disposizione. Piuttosto io voglio sfruttare con la massima attenzione questo ultimo periodo. Non vedo l'ora di avere a disposizione i miei giocatori, non vedo l'ora di andare in Sudafrica e rientrare in quella centrifuga di emozioni che regala un Mondiale».
Infine su Calciopoli: «Le nuove vicende non mi interessano e non ne parlo, ma tutti sappiamo come alla fine sono andate le cose quattro anni fa...», dice con il sorriso.

Il riferimento è alla vittoria in Germania nel 2006 proprio dopo lo scandalo di Calciopoli. «Ma quella vicenda non ha influito sul nostro mondiale - ha poi aggiunto Lippi tornando serio -. È stato merito dei ragazzi e della loro voglia».

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