Liste d’attesa: ecco la ricetta di Battaglia

Antonella Aldrighetti

Cento giorni per l’ecocolordoppler, 500 per la mammografia, 70 per la tac del cranio, 90 per l’ecografia pelvica, 50 per una risonanza magnetica? La strategia sanitaria regionale per il contenimento delle liste d’attesa sulle prestazioni diagnostiche è stata concepita per dare i primi frutti già a fine maggio quando le Asl saranno vincolate a garantire entro un termine massimo di trenta giorni le visite specialistiche e di sessanta gli esami diagnostici.
Mentre, entro fine luglio, quegli stessi termini dovranno essere garantiti anche dai distretti delle singole aziende sanitarie. L’offensiva ai tempi d’attesa troppo lunghi si fonderebbe su una serie di strumenti e progetti propedeutici e funzionali al Recup integrato, inteso come centro di prenotazione unica in tutta la regione Lazio.
Ma che l’assessore alla Sanità Augusto Battaglia si affidi al Recup per abbattere le liste d’attesa lascia perplessa l’opposizione regionale che per bocca di Stefano De Lillo, vicepresidente della commissione sanità alla Pisana, esprime «soddisfazione per il fatto che Battaglia annunci di voler dare ulteriore slancio al sistema Recup, creato dalla giunta regionale di centrodestra per meglio gestire le prenotazioni sanitarie anche se, fra i provvedimenti annunciati, non si registrano idee innovative per ridurre i tempi di attesa. Bene ha fatto invece il governo Berlusconi nell’ultima Finanziaria a imporre alle Asl di effettuare a proprie spese in regime di intramoenia le prestazioni che richiedano tempi di attesa superiori a sessanta giorni».
Un «pegno» che però l’assessore già saprebbe come aggirare visto che, tra gli assi nella manica per il contenimento dei tempi d’attesa, tira fuori proprio la razionalizzazione delle prescrizioni specialistiche. Già, e dove la parola razionalizzazione altro non è che un epiteto garbato per invitare i medici, quelli di famiglia ma pure gli specialisti ospedalieri, a tirare la cinghia sulle ricette rosa che, dopo le prescrizioni dei farmaci, dovranno riguardare pure la diagnostica.
Così almeno è scritto nero su bianco all’articolo 21 dell’accordo integrativo sulla medicina generale che verrà firmato nei prossimi giorni dalla categoria dei medici di base e dove questi ultimi «si impegnano a razionalizzare il ricorso all’assistenza specialistica e farmaceutica».
Un esempio di come si effettuerà la «razionalizzazione» l’ha dato proprio lo stesso assessore che ha accusato i medici di famiglia di aver prescritto 400mila risonanze magnetiche in un anno, di cui «il 70 per cento ha dato esito negativo sulla patologia indagata: c’è qualcosa che non va». Questo ha detto dimenticando che la risonanza magnetica è annoverata tra la diagnostica preventiva, ma tant’è.
E quale sarebbe la chiave di volta del «Battaglia-pensiero»? «Per arrivare all’eccellenza si deve risparmiare sulla routine» sostiene l’assessore, che potrebbe voler dire per le casse regionali di risparmiare sulle comuni forme di diagnosi e cura.


Ed è proprio quando si parla di parsimonia che interviene il segretario della Fimmg regionale Pierluigi Bartoletti che invita la regione a «fare presto sulla distribuzione dei farmaci e sulla distribuzione per conto, due strumenti che - ritiene - potranno far risparmiare risorse e migliorare la funzionalità della gestione sanitaria».

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