Alzi la mano chi si meraviglia o si scandalizza della bocciatura italiana per euro 2016. Diciamo la verità: la delegazione azzurra, guidata da Paolo Maldini, sostenuta dal sottosegretario Crimi, è finita dinanzi al plotone d'esecuzione dell'Uefa conoscendo perfettamente il destino cui sarebbe andata incontro. Non c'erano le condizioni minime per sperare di mettere in un cantuccio la Turchia e competere con la Francia per strappare l'assegnazione. E non solo perchè si è mosso personalmente Sarkozy. Alcuni anni fa, quando toccò all'Italia il testa a testa con Ucraina e Polonia, fu il ministro Melandri il testimonial del governo Prodi. La bocciatura in quella circostanza avvenne grazie al lavoro di lobby esercitato dall'esponente ucraino dell'esecutivo Uefa. Durante la notte, con una serie di incontri galanti, riuscì a capovolgere la votazione che era favorevole all'Italia.
Questa volta no, siamo partiti battuti prima di sbarcare a Ginevra. E per motivi che niente hanno a che fare con la documentazione della candidatura. Non c'erano i soldi: il Governo non poteva, in periodo di crisi, destinarne alle Olimpiadi e agli europei. Bisogna fare delle scelte.
Non c'era nemmeno la garanzia di veder approvati in tempi accettabili la legge sugli stadi che è una delle condizioni indispensabili. Perciò pensare di poter competere con Francia e Turchia era pura illusione. Chi poteva salvarci, il sorriso amaro di Paolo Maldini o il volto sexy di Laura Esposto?
Un contributo negativo alla causa è arrivato anche dalla questione ultrà.
Sconfitta prevedibile e prevista per la quale non bisogna neanche scandalizzarci. Meglio così: altrimenti avremmo fatto solo brutta figura.
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