L'Italia della palla ovale chiude sotto di quattro

Tra i paradossi del rugby italiano anche la dolorosa circostanza che rugbisti venuti da fuori si facciano contagiare da totale incapacità di realizzare punti usando i piedi

L'Italia della palla ovale chiude sotto di quattro

Tra i paradossi del rugby italiano, non c'è solo il fatto che in un paese di calciatori non esista un rugbista che sappia calciare il pallone ovale come si deve: ma anche la dolorosa circostanza che rugbisti venuti da fuori, e generosamente ammessi a vestire la maglia azzurra, si facciano contagiare da questa idiosincrasia e dimostrino totale incapacità di realizzare punti usando i piedi. Cioè nel modo più ovvio messo a disposizione da un campo gelido e innevato come l'Olimpico di oggi.

Italia-Inghilterra finisce a sei minutri dalla fine, dopo settantaquattro minuti di fatiche, di eroismi e di discreto rugby. Il clima ha aiutato l'Italia, rendendo il pallone ovale un oggetto difficilmente maneggiabile, facendo venire fuori con forza le doti di abnegazione che sono il vero pregio azzurro, e minimizzando i nostri consueti handicap tecnici. Al 74', siamo sotto di quattro punti: 15-19.  L'arbitro fischia un calcio a favore degli azzurri in una posizione - tre spanne di lato ai pali inglesi - che farebbero la felicità di un rugbista di terza serie. Se il pallone, va dentro, l'Italia si porta a un solo punto dagli inglesi e può sperare e combattere fino alla fine. Va a calciare Tobias Botes, sudafricano doc, arruolato nella nuova nazionale di Jacques Brunel. E non si limita a sbagliare. Si produce in un numero alla Ridolini, lisciando il pallone e spedendolo a rotolare malinconicamente rasoterra verso la difesa inglese.

Botta psicologica terribile, e azzurri che staccano la spina. Era mancato poco al miracolo numero 2. battere gli inventori del rugby come l'anno scorso al Flaminio avevamo battuto i francesi. E invece la nuova Italia ieri sera celebra i riti di quella vecchia, la sconfitta onorevole, la vittoria mancata di un soffio, i progressi che si vedono sempre e che non bastano mai.

Davanti c'era una delle peggiori Inghilterre degli ultimi anni. La mischia italiana ha comandato in lungo e in largo per il primo tempo, aprendo la strada allle due mete in due minuti di Venditti e Benvenuti. All'intervallo gli azzurri ci arrivano in vantaggio di sei punti. Ma dal rientro in campo, esiste solo l'Inghilterra. Finisce la birra, finisce la concentrazione, finisce fuori anzitempo Castrogiovanni. E la concretezza degli inglesi, che fanno poco ma lo fanno bene e senza sbavature, ci lascia ancora una volta con l'amaro in bocca.

Una sconfitta onorevole come tante altre? Forse non solo questo.

Perchè la sensazione è che chi siede oggi sulla panchina azzurra parli la stessa lingua della squadra, e che stia facendo un lavoro destinato, prima o poi, a dare i suoi frutti. Ma la pianta, purtroppo per Jacques Brunel, ieri non era ancora pronta.

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