L'Italia di "Repubblica", rivolta degli imprenditori contro il muro di silenzio

L’appello di industriali e professionisti: "Dalla Sme al Lodo Mondadori quanti regali di Stato a De Benedetti. Ha fatto i soldi rovinando il Paese".  Strangolato dai poteri forti il Nord ha bisogno di aiuto. La sinistra critica lo scudo, poi lo usa in Europa

L'Italia di "Repubblica", 
rivolta degli imprenditori 
contro il muro di silenzio

Un appello durissimo contro «Il Paese dei furbi», ovvero l’Italia di «Repubblica» e del suo editore-padrone, Carlo De Benedetti. Un uomo «bravissimo per sé, non per il Paese che si è ritrovato macerie lungo la strada». Una storia che si è ripetuta tante, troppe volte, grazie «alla sponda politica e a un’etica quanto mai discutibile»: dalla vicenda Sme all’Olivetti, fino all’ultima sentenza che costringe la Fininvest a risarcire con la cifra record di 750 milioni di euro la Cir dell’Ingegnere. Ora 16 tra imprenditori, manager e professionisti, guidati dall’ex presidente di Assolombarda Michele Perini, oggi al vertice di Fiera Milano, dicono basta. 

È alquanto singolare la storia di questo Paese dove spesso la capacità del fare, del costruire, dello sviluppare attività imprenditoriali e di essere portatore di valori positivi sconta l’invidia di chi, invece, ricerca aiuti e mercato protetto fregandosene dei «morti» che lascia alle spalle delle attività fallite, delle persone che hanno perso il lavoro, delle aziende finite, chiuse per sempre.
Questa è la vera diversità tra un imprenditore e un finanziere più portato a essere un abile profittatore di situazioni favorevoli a se stesso, grazie alla sponda politica e a un’etica quanto mai discutibile.
Ecco perché serve la copertura di un autorevole, anche se criticabile, quotidiano, ecco perché è importante partecipare agli aspetti istituzionali dell’associazionismo intervenendo e bacchettando i colleghi in nome dell’etica.
Ecco perché in più occasioni si è lanciato il tema dell’etica utilizzando le pagine di Repubblica.
Credo che molti abbiano la memoria corta; per questo vogliamo elencare alcuni passaggi della vita del sig. Carlo De Benedetti e delle sue azioni.
L’uscita dalla Fiat: un puro fatto di divergenza?
L’entrata e la velocissima e proficua uscita dal Banco Ambrosiano. L’acquisto della Sme, dichiarata prima non vendibile per poi permettere a De Benedetti di acquistarla investendo 150 miliardi su un totale di 450 e lasciando a Mediobanca e Imi i restanti 300. Qualche anno dopo, fatto lo spezzatino del gruppo, le varie società furono vendute sul mercato ricavandone 2000 miliardi di vecchie lire!
Bravo! Certamente bravissimo per sé, non per il Paese che si è ritrovato macerie lungo la strada.
Per non parlare della Olivetti, che non seppe affrontare il passo susseguente al passaggio dalla meccanica alla elettronica e dall’elettronica ai servizi; e questo anche perché la ricerca di un mercato protetto con garanzia di vendite dirette allo Stato ce la ricordiamo tutti; e quando si ha la testa lì, innovazione, ricerca e sviluppo non si fanno, costano troppo e si rischia.
I telex venduti quando non si utilizzavano più e come questa tante storie di commistione tra potere ed economia politicamente protetta.
Mentre all’estero chi si ricorda della magra fatta con le dichiarazioni di acquisto della Société Générale de Belgique?
E che dire del regalo fatto da Ciampi, presidente del Consiglio in scadenza di incarico di governo nel 1994, attraverso l’assegnazione della concessione a Omnitel? Dove sono tutte queste realtà oggi? Quante piccole imprese hanno finito di esistere, quando anche noi con le nostre orecchie sentivamo rassicurare i fornitori che sarebbero stati pagati per poi ritrovarsi pezzi di carta inutili a motivo dei fallimenti di chi poi li ha trascinati nel baratro?
Soggetti indifesi, tranquillizzati dal quotidiano che sbandierava la solidità e la capacità imprenditoriale.
Aspettiamo tutti con ansia per vedere come va la faccenda MC, noi crediamo di saperlo; grande plusvalenza per l’ingegnere e nulla per gli altri. Repetita iuvant, ma sempre a vantaggio dello stesso soggetto.
Non è stato l’unico a ricevere regali di Stato, ma sicuramente è tra coloro che non hanno poi sviluppato quelle idee imprenditoriali necessarie alla crescita.
Aiuti, cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mobilità: tutte cose legittime utilizzate da molti spesso per rimettere in piedi situazioni di mercato difficile, poi rientrate nella norma.
Strumenti che hanno aiutato a superare momenti complicati, non a chiudere attività.
E ora si aspetta che il Superenalotto uscito del Tribunale di Milano obblighi alla chiusura di un gruppo importante per trasferire 750 milioni di euro e più nelle tasche del sig. De Benedetti così da permettergli di rafforzare la propria posizione nel campo dell’energia e della salute.
Avete mai visto una sentenza che esce di sabato e non dà che 48 ore di tempo per l’esecuzione; è questa una sentenza o piuttosto una coercizione che ricorda i bravi di manzoniana memoria?
Questa ci pare una ulteriore prova di quanto appena descritto: alcuni giudici utilizzano il loro potere per fini politici volendo ancora una volta delegittimare il mandato che il presidente del Consiglio ha avuto stravincendo le ultime elezioni. Se qualcuno pensa che sia solo una casualità il suo record di processi subiti e di processi finiti sempre in nulla, noi invece crediamo che tutto ciò non possa essere casuale, e che, anzi, non possa nascere senza che ci sia, coperto e alle spalle, un obbiettivo ben preciso.
Eh no! Questa volta sono gli italiani a dire: «Non ci sto!».
La credibilità della magistratura è sotto le scarpe; il tema della responsabilità del giudice e del fatto che non paghi mai per i propri errori è un problema improcrastinabile. E senza entrare nel merito delle decisioni, è impellente la riforma della giustizia.
È vero che l’astio e l’invidia verso il presidente del Consiglio sono grandi, ma ci sembra che questa volta il limite sia stato superato.
A tutti coloro che lavorano nel gruppo Mondadori va la nostra stima e la nostra considerazione per il lavoro che hanno fatto e che fanno.


Grazie! Andiamo avanti, il Paese ha bisogno di lavoro e di fatti!

Marco Ambrosini, ingegnere (Como)
Dante Benini, architetto (Milano)
Lidia Cantini, commercialista (Firenze)
Andreino Cavazza, artigiano (Tremosine)
Carlo Daveri, imprenditore (Basilicata)
Ferruccio Cicogna, manager (Milano)
Marina Curti, imprenditrice (Milano)
Vito Curti, imprenditore (Milano)
Paola Fini, imprenditrice (Biella)
Gianberto Manera, imprenditore (Ivrea)
Raffaele Nurra, architetto (Varese)
Michele Perini, imprenditore (Milano)
Flavio Riva, imprenditore (Brescia)
Riccardo Santoro, imprenditore (Milano)
Giovanni Terzi, architetto (Milano)
Roberto Tronchetti Provera, imprenditore (Milano).

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