L'Italia da scoprire

Castello di Soave, un viaggio nel Medioevo veronese

Simbolo del Borgo dei Borghi 2022, il castello scaligero che ha ospitato Dante Alighieri offre un punto di vista privilegiato sull'organizzazione delle antiche fortificazioni

Castello di Soave, un viaggio nel Medioevo veronese

Il castello di Soave occupa un posto senza dubbio particolare tra le fortificazioni militari ancora oggi presenti in Veneto. Ben visibile in cima alla collina di Tenda, a circa venti chilometri da Verona e in prossimità dell'omonimo borgo, la struttura rappresenta uno dei più suggestivi esempi di architettura castellana e vanta una lunga storia iniziata nel lontano X Secolo.

Soave è stato recentemente nominato Borgo dei Borghi 2022 e, secondo una leggenda tramandata da secoli, deve il suo nome a Dante Alighieri: si racconta che il poeta abbia definito il luogo "soave" proprio durante un soggiorno presso il castello, colpito dalla sua tranquillità e dalle bellezze del posto.

La teoria più accreditata, tuttavia, si basa sulla derivazione del toponimo dal termine Suaves, nome dato alle tribù sveve che si insediarono nella zona sotto la guida del sovrano Alboino, prima dell'arrivo dei Longobardi.

Le origini del Castello Scaligero

Castello di Soave

Partendo dalla torre centrale, tutto il castello di Soave si sviluppa all'interno della cinta muraria che racchiude diversi cortili e scende gradualmente verso il paese. Il primo nucleo della fortificazione risale all'epoca delle invasioni degli Ungheri, per volere di Berengario I Re d'Italia.

Passato sotto il dominio di Mastino I della Scala, il castello ha avuto un'importanza strategica durante tutto il periodo della dominazione Scaligera, tanto che nel 1369 Cansignorio decise di restaurarlo e successivamente di rafforzare la fortificazione con la costruzione della grande cinta muraria che racchiude l'abitato.

Agli Scaligeri successero i Visconti di Milano e i Carrara di Padova. A rinnovare il castello e riportarlo in auge dopo un periodo di abbandono, infine, è stato Giulio Camuzzoni a partire dal 1889.

Il mastio e la casa del capitano

Castello di Soave

Il mastio, centro nevralgico del castello tanto da sovrastare il resto della struttura, rappresentava il punto difensivo per eccellenza. Il suo ruolo di prigione e locale adibito alla tortura è dimostrato dalla presenza di una botola e dal macabro ritrovamento di un'enorme quantità di ossa umane, ammucchiate all'interno di un vano chiuso e molto alto reso accessibile solo attraverso un foro praticato nel XVIII Secolo.

All'interno del castello è presente anche la casa del capitano, una serie di locali destinati a ospitare i capitani Scaligeri. La camera da letto offre un punto di vista privilegiato per scoprire l'allestimento di un alloggio medievale, partendo dal letto a baldacchino e comprendendo anche l'armadio intagliato, destinato a conservare accuratamente le armi del capitano. Un affresco duecentesco sulla parete, inoltre, rappresenta il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni.

La stanza dei ritratti

Uno dei luoghi più particolari e suggestivi del castello è la stanza dei ritratti, un piccolo vano collegato alla sala da pranzo che si caratterizza per la presenza sulle pareti di cinque ritratti di personaggi illustri, tra cui Cangrande della Scala, Mastino I, Taddea da Carrara moglie di Mastino II e Cansignorio.

Il quinto dipinto ritrae proprio Dante Alighieri, ospite di Cangrande della Scala sia a Verona sia presso il castello di Soave.

Durante il suo esilio, infatti, il Sommo Poeta soggiornò nel veronese dal 1312 al 1318 come ospite di Cangrande, menzionato con lode nel XVII canto del Paradiso.

Commenti