L'Italia da scoprire

Via degli Dei, un cammino senza tempo

Sulle rotte delle legioni romane e dei viandanti si snoda oggi la Via degli Dei, che collega Bologna e Firenze attraverso i più affascinanti paesaggi appenninici

Il Passo della Futa sulla Via degli Dei
Il Passo della Futa sulla Via degli Dei

Nel cuore dell'Appennino tosco-emiliano, a fianco delle lunghe e nervose code automobilistiche dell'Autostrada del Sole, la Via degli Dei connette Bologna e Firenze immeregendosi nella placida alternanza delle valli, di borghi periferici ma dal solido radicamento culturale, di una provincia che grazie alla vivacità delle sue tradizioni è oggi in grado di vivere del transito di viandanti che camminano sulle strade dell'antica Via Flaminia Militare.

Snodandosi tra il Nettuno e il David, tra Piazza Maggiore a Bologna e Piazza della Signoria a Firenze, la Via degli Dei è un'immersione nel cuore d'Italia, sulle rotte percorse ai tempi degli Etruschi, solidificate dal lavoro delle legioni di Roma, attraversate dai mercanti medievali e riscoperte in tempi più moderni come passaggio e rotta turistica e di cammino. Dodici cime, dai 654 metri del Monte Adone ai 1.200 della Cima delle Banditacce, una serie di borghi, valli e paesaggi sempre diversi accompagnano i camminatori tra sentieri e strade bianche. Laddove la vegetazione appenninica inizia a mischiarsi ai primi accenni di macchia mediterranea ci si avvicina al capoluogo toscano, ma i profumi e i sapori sono in larga parte quelli dell'Emilia profonda.

Il Monte Venere, il Monte Adone e il Monte Lua danno alla via il suo nome caratterizzante, quello degli Dei antichi. Ma c'è spazio anche per sacro e profano di tempi moderni sul sentiero della Via degli Dei. Il sacro, col Santuario di San Luca, benigno protettore di Bologna, a custodire l'inizio del cammino, l'antica Badia del Buonsollazzo, tra le più celebri della Toscana, e diverse cappelle e immagini votive a custodire il percorso. Il profano, con il Cimitero militare germanico della Futa silenzioso custode dei caduti tedeschi della seconda guerra mondiale, antiretorico come tutti i cimiteri dei vinti, a ricordare quanto queste terre strategiche furono contese fino allo scorso conflitto, ove per la Via degli Dei passava la Linea Gotica.

La Via degli Dei è sentiero che corre nel tempo odierno e nella storia. Consente di misurare la profondità di ogni passo. Quelle tratte che si è così abituati, forse distrattamente, a percorrere in auto e treno si trasformano in obiettivo da misurare tappa dopo tappa. Si imparano i nomi di paesi incardinati sui loro Appennini nell'Italia profonda, come Badolo, Madonna dei Fornelli, San Piero a Sieve. Luoghi che sono frazioni di comuni più ampi ma esistono e resistono grazie agli "eserciti di pace" che camminano per le loro strade. Luoghi in cui nelle notti è ancora possibile distinguere nitidamente le stelle, che si risvegliano con il canto dei galli e il suono delle campane, luoghi in cui si può sentire, non solo metaforicamente, il silenzio. Luoghi di fatica e devozione, ma anche luoghi di riposo per chi cammina o sosta.

Tra i faggi e i boschi secolari da un lato, i "muri" che sfidano polpacci e ginocchia, le discese sabbiose, le vedute ampie e panoramiche sull'orizzonte, la verticalità ingannevole degli Appennini e i rumori, ignoti all'uomo contemporaneo, degli animali e della natura la Via degli Dei è esperienza che si vive nel quotidiano. Aiuta, come altri cammini sacri e profani, a cogliere l'attimo. "Fermati, attimo, sei bello!", scriveva Goethe nel "Faust". I lunghi cammini sono un inno a tale citazione.

Snodandosi sull'asse Nord-Sud nel cuore d'Italia la Via degli Dei si apre infine su una Firenze cui si accede attraverso il centro di Fiesole, celebre per essere stata epicentro della concentrazione delle armate di Catilina ai tempi dello scontro con Cicerone. Si entra tra ville, viali alberati e strade asfaltate verso la città, meta d'arrivo di un percorso che è esso stesso il senso del viaggio. Una camminata nel tempo, non solo nello spazio. Tra romanità, Medioevo e presente. Con un occhio al perenne e solido continuo della natura selvaggia.

Custode di queste terre dai tempi degli Dei che alle vette della Via danno il nome.

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