Litiga per l’eredità e ammazza fratello e cognata

da Reggio Calabria

Questioni di famiglia, questioni soldi. Così non ha esitato a imbracciare un fucile da caccia e a sparare. Contro il fratello, sua moglie e la nipotina di appena quattro anni. Il bilancio è tragico: due morti, il padre e la madre della piccola mentre lei è rimasta ferita gravemente. La mamma prima di morire le ha fatto scudo col corpo riuscendo in qualche modo a proteggerla.
Una scena terribile quella che si è presentata ieri pomeriggio ai poliziotti arrivati a sirene spiegate nel parcheggio dell’ipermercato Quiper, sul centralissimo ponte della Libertà, a Reggio Calabria. Erano da poco passate le due. Per l’uomo e la donna, ancora seduti sula loro Fiat 600 non c’era più nulla da fare: si chiamavano Guido Panuccio, 38 anni, noto professionista della città e Cinzia Teresa Richichi, di un anno più giovane. Lui era già morto, lei avrebbe smesso di respirare pochi istanti dopo, fulminati senza aver avuto la minima possibilità di scampo. La loro bimba, Olga, colpita da una scarica di pallettoni. È stata trasportata agli Ospedali riuniti con un polmone perforato: ora è in prognosi riservata. Non è durata molto la fuga dell’omicida, Giuseppe Panuccio, 46 anni, imprenditore. Subito aver sparato è scappato liberandosi del fucile. Poi, accompagnato dal suo avvocato difensore, si è costituito al dirigente della squadra mobile della questura Renato Cortese e al suo vice Renato Panvino. Alla base del duplice omicidio una annosa lite per la divisone dei beni di famiglia, una famiglia molto nota a Reggio Calabria. L’omicida è entrato in azione dopo che il fratello, sua moglie e la loro bimba erano entrati in auto dopo aver fatto la spesa. A questo punto ha aperto il fuoco con un fucile da caccia caricato a pallettoni: sette i colpi esplosi. Voleva sterminare l’intera famiglia ma la donna, quando si è accorta di quel fucile puntato ha fatto scudo col proprio corpo alla figlioletta. Una tragedia, tuttavia, quasi annunciata.

Giuseppe Panuccio nel giugno 2006, era già stato arrestato dalla polizia intervenuta nella casa delle madre, Olga Ascioti, una delle imprenditrici più in vista negli anni Ottanta nella città dello Stretto: Giuseppe armato di pistola minacciava di uccidere lei e il fratello Guido. Ma in carcere rimase un solo anno.

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