Bergamo - Che bel nome ha questo festival musicale di Bergamo: Contaminazioni Contemporanee, così attuale, così interessante. Quest’anno il progetto ha annunciato un «viaggio nell’immaginario sonoro della Ecm», la casa discografica di Monaco di Baviera che più di ogni altra, dal 1969 a oggi, ha saputo porsi al crocevia fra i generi musicali, e perciò gli autori-esecutori del cartellone appartengono tutti al suo catalogo. Il 14 luglio scorso ha suonato lo Standards Trio di Keith Jarrett e ieri il sassofonista di jazz norvegese Jan Garbarek con il quartetto vocale inglese Hilliard che interpreta canti liturgici, polifonie millenarie e mottetti rinascimentali ma anche brani di stretta attualità; domani e dopodomani si esibiscono il polistrumentista Stephan Micus in solo, il trio del pianista Stefano Battaglia e il trio della cantante Norma Winstone.
Gli intenditori sapevano che l’appuntamento più suggestivo e più «crossover» era quello di ieri, strettamente legato alle vicende della Ecm, e sono accorsi anche da lontano nella stupenda Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo Alta, dotata oltretutto di un’acustica accettabile per una chiesa. Garbarek e Hilliard presentavano in concerto-anteprima e in esclusiva italiana il loro bellissimo cd Officium Novum, registrato per Ecm nel monastero austriaco di St Gerald e consegnato contemporaneamente ai negozi di dischi in tutto il mondo.
Officium Novum ha una storia che merita un breve riassunto. Nel 1993 il fondatore e titolare della Ecm, Manfred Eicher, era alla ricerca di un’idea per celebrare i 25 anni della sua industria che cadevano nel 1994 e meritavano una festa adeguata ai successi crescenti e clamorosi che l’avevano proiettata fra le maggiori in campo internazionale. Gli venne in mente il proposito temerario di mettere insieme Garbarek e Hilliard e nel 1994 pubblicò Officium che vendette diecine di migliaia di copie e obbligò i magnifici cinque a tenere concerti ovunque. «Per un po’ non ci credetti nemmeno io» ammette Eicher.
L’occasione è ghiotta per chiedere a Garbarek un ricordo del primo incontro con gli austeri inglesi del quartetto, alla presenza di Eicher, e dell’inevitabile diffidenza iniziale. Dice: «Frugarono fra le loro musiche e scelsero un pezzo del Cinquecento, Parce Mihi Domine di Christòbal De Morales (che l’anno seguente sarebbe diventato celebre come una canzone, ndr). Cominciarono a cantarlo con quelle loro voci di indescrivibile bellezza, e io mi inserii improvvisando alcune frasi col mio sax soprano. Non dimenticherò mai la commozione reciproca alla fine, e Manfred che balzò in piedi esclamando “Facciamo il disco. Adesso, subito”. Avevamo tutti gli occhi lucidi».
Nella Basilica di Bergamo Garbarek sale per primo sul palcoscenico. Suonerà soltanto il sax soprano, non anche il sax tenore come nel disco. Le quattro voci avanzano lentamente dal fondo della chiesa da quattro punti diversi, ed è subito magìa. Officium Novum è più bello e vario di Officium. Offre brani da noi pressoché sconosciuti come Ov Zarmanali, Surb Surb e Sirt Im Sasani dell’armeno Komitas Vardapet. Ecco poi una composizione per Hilliard di Arvo Part e due di Garbarek con dissonanze insolite per il quartetto ma perfettamente eseguite, intervallate però da un canto bizantino, un’alleluia di Perotin e Tres Morillas Menamoran di un anonimo autore spagnolo del Cinquecento.
I cinque interpreti, pur così affiatati da una familiarità artistica avviata ormai verso i vent’anni, sono molto diversi alla vista. I quattro inglesi fermi e impeccabili, in piedi davanti ai loro spartiti, e il sassofonista che lascia spesso il palcoscenico, cerca un’altra navata, volta le spalle al pubblico per modificare la percezione del suono del suo sassofono che talvolta grida e altre volte è appena un soffio, un sussurro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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