Live 8, sprecata l’occasione per dare un segnale diverso

Live 8, sprecata l’occasione per dare un segnale diverso

Gualtiero Vecellio

Caro sindaco Veltroni, dunque con il concerto al Circo Massimo, nell’ambito delle manifestazioni «Live8», Roma «ha fatto fare ancora una volta una bella figura all’Italia», e senza di noi romani, «si sarebbe rimasti fuori da un evento mondiale». Posso, flebilmente, senza ombra di provocazione, coltivare un dubbio, e interrogarmi se non sarebbe stato meglio, forse, starsene fuori?
Che la proposta e l’iniziativa fossero animate da nobili intenti è fuor di discussione: è giusto cercare di alleviare le sofferenze in cui si dibattono le popolazioni africane, straziate da fame, malattie, epidemie. Esiste, per credenti e laici, un dovere alla solidarietà con chi è meno fortunato e soffre. Non è l’obiettivo, ma il metodo che lascia perplessi. Da più parti si chiede che il mondo progredito, l’Occidente per capirci, cancelli il debito con i paesi del terzo e quarto mondo. Rischia di essere un rimedio peggiore del male che si intende curare. Chi chiede la cancellazione del debito ai paesi poveri, dovrebbe considerare che così si lancia un messaggio pericoloso: si dice che ogni peccato è perdonato. Il fatto che i quattrini stanziati attraverso i prestiti siano finiti su qualche conto in Svizzera, che infrastrutture disegnate a tavolino non si siano mai materializzate in ponti e strade, che programmi d’assistenza siano rimasti nel libro dei sogni, ma sogni pagati a caro prezzo, non conta nulla. L’Occidente perdona e lascia correre. Significa inoltre annullare ogni incentivo di un eventuale creditore privato a concedere prestiti a quei paesi, visto che evidentemente si riconosce loro un margine d’irresponsabilità amplissimo. Come uscirne, allora? I debiti andrebbero rimessi soltanto a chi è in grado di fare buon uso di questo vantaggio. A paesi, insomma, che siano riusciti a creare le condizioni per uno sviluppo endogeno: allora la remissione dei debiti sarebbe solo un moto del cuore, ma anche un atto economicamente utile, perché li sbarazza di una palla al piede. Ma perché rimettere i debiti a chi non ha amministrazioni politiche adatte a far buon uso del vantaggio che ciò comporta?
Recentemente l’Istituto Bruno Leoni ha diffuso un «paper» di un economista ghanese, Franklyn Cudjoe, che ci impartisce una lezione di autentico liberalismo: «Un obiettivo importantissimo consisterebbe nel delineare un ordine giuridico efficace, trasparente e responsabile. Combinate con il rispetto della proprietà privata e della «rule of law», queste ampie riforme incoraggerebbero l’imprenditorialità, il commercio, l’innovazione e anche la protezione ambientale, poiché darebbero più forza alla gente e ne toglierebbero alle élite politiche e burocratiche».
A qualcosa di simile sono giunti anche altri studiosi.

L’importanza di definire uno stato di diritto, regole da osservare e far applicare, per esempio, è sottolineata da un economista sudamericano, Heraldo De Soto,che da un’altra sponda, giunge ad analoghe conclusioni. (...)
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