La Livni: «Assurdo che Teheran entri nel Consiglio di Sicurezza»

da New York

Tzipi Livni si è scagliata ieri contro l’Iran. Il ministro degli Esteri israeliano ha definito «assurdo» il tentativo di Teheran di ottenere uno dei dieci seggi non permanenti al Consiglio di Sicurezza. A gennaio, si libererà quello dell’Indonesia, destinato a un’altra nazione asiatica. «È davvero assurdo - ha osservato Livni - che un Paese che minaccia la sicurezza dei suoi vicini e invoca la distruzione di un altro Paese faccia parte di un’istituzione il cui scopo è di contribuire alla sicurezza mondiale. Sarebbe come garantire al criminale la possibilità di giudicare se stesso». Il presidente dell’Iran si è più volte scagliato in passato contro Israele, da lui definito «il regime sionista», minacciando la cancellazione del Paese dalla cartina geografica.
Il leader iraniano martedì ha inoltre tenuto un discorso davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite in cui ha ripetutamente attaccato Israele. Per il presidente israeliano Shimon Peres si è trattato di un discorso schiettamente «antisemita». Israele si sente isolato di fronte a un pericolo incombente. A esprimere questo senso di sbigottimento è stato Benjamin Netanyahu, leader dell’opposizione israeliana del Likud. «I Paesi europei - ha affermato - non hanno ancora appreso la lezione della Shoah e non hanno compreso i pericoli in arrivo da Teheran». «Adesso - ha aggiunto - è l’anno 1938, l’Iran è la Germania, e si dota di armi nucleari». Ma proprio dall’Europa è arrivato ieri l’ultimo allarme. Nonostante i tre round di sanzioni imposti all’Iran per il suo programma nucleare proprio da quel Consiglio di Sicurezza in cui Teheran vuole sedere, secondo Bruxelles, in una nota all’Agenzia per l’Energia atomica internazionale, la Repubblica islamica è ormai vicina all’ottenimento di armi atomiche.


Per l’intelligence militare israeliano, l’Iran è ormai a metà strada verso la costruzione di un primo ordigno nucleare sarebbe questione di un anno, due per gli Stati Uniti. Ma i vertici della Repubblica islamica insistono sulla caratteristica civile e non militare del programma atomico e nei mesi scorsi hanno ripetuto che il Paese continuerà ad arricchire l’uranio.

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