Simone Innocenti
da Livorno
Le chiese di Livorno sono diventate il «supermarket» dei disperati. Ne sono convinti gli investigatori di polizia e carabinieri che si stanno occupando del diciannovesimo furto in sei mesi ai danni di un edificio sacro. Ieri mattina i soliti ignoti hanno preso di mira la parrocchia di Stagno: dopo aver forzato l’ingresso, i malviventi hanno raggiunto l’appartamento abitato da quattro suore per poi danneggiare varie suppellettili e strappare la tonaca del parroco, don Giuseppe Caglioni, scappando con un videoregistratore, un lettore dvd, alcune merendine e un cartone di latte. L’escalation è impressionante. Le incursioni effettuate in poco meno di sei mesi contro chiese ed edifici religiosi livornesi destano preoccupazione in città, soprattutto per la serialità e puntualità con le quali si sono verificati nelle ultime settimane: solo sabato scorso era toccato, infatti, al Duomo della città labronica.
Il primo a non voler sottovalutare la situazione è il prefetto di Livorno Giancarlo Trevisone che, per giovedì prossimo, ha convocato una riunione straordinaria del Comitato provinciale dell’ordine pubblico «per capire che cosa sta succedendo». Si tratta di delinquenza comune o teppismo? Di una banda organizzata che ha preso di mira gli edifici religiosi oppure di una gang che esprime così il proprio disprezzo versa la comunità cristiana? L’ipotesi più accreditata è che ad agire siano tossicodipendenti che svaligiano le chiese per poi rivendere gli oggetti in cambio di una dose. Non una «congiura» contro la chiesa, quindi, ma comunque un caso da seguire con la massima attenzione.
«Non creiamo allarmismi - sottolinea infatti Trevisone - ma dopo il ripetersi di questi episodi, ho ritenuto opportuno convocare forze dell’ordine e rappresentanti delle istituzioni per capire come affrontare il problema. Intanto, rafforzeremo la vigilanza notturna intorno alle chiese del centro cittadino». Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda anche gli uomini di polizia e carabinieri: «Si tratta di delinquenza comune - spiega il questore Antonino Puglisi - e la matrice è quella dei reati predatori: piccoli furti commessi senza rischiare troppo».
Piccoli «predatori», insomma. Disperati che assaltano gli edifici religiosi per portare via monetine e oggetti di poco valore. Nessuna ombra di setta satanica, dato che «non abbiamo mai riscontrato una scritta contro la Chiesa e neppure un altare sconsacrato», dicono gli inquirenti. Tuttavia si lavora e si allarga l’indagine anche sui furti dello scorso anno. «È difficile stabilire se ad agire sono sempre le stesse persone - dice il colonnello Francesco Zati, comandante del reparto operativo dei carabinieri -, per ora le modalità sono quelle utilizzate per piccoli furti». E anche il comandante provinciale dell’Arma, Franco Frasca, sottolinea che «attualmente non vi sono elementi per ritenere queste azioni diverse da quelle che sono, cioè piccoli furti in luoghi poco vigilati e dove è facile agire indisturbati».
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