Roma

ll vecchio rudere sarà demolito ma l’idea del Velodromo rivivrà

Il progetto prevede strutture sportive, scuole e centri anziani

ll vecchio rudere sarà demolito ma l’idea del Velodromo rivivrà

L’ex Velodromo costruito per i Giochi olimpici del 1960 e chiuso appena otto anni dopo per problemi statici è stato reinventato. Al posto dell’area, per quarant’anni abbandonata, sorgerà un centro multifunzionale a carattere sportivo e ricreativo che si chiamerà «Città dell’acqua e del benessere». Un regalo per il quartiere che non può che trovare d’accordo la maggior parte dei residenti. Se è vero infatti che ieri «Salute Ambiente Eur» ha criticato la demolizione dell’opera, lo è altrettanto che altri rappresentanti dei cittadini, come il Comitato Torrino Nord e il Consiglio Quartiere Eur aspettano con ansia lo smembramento dell’ex impianto e il totale recupero della zona, che sarà caratterizzata da grandi spazi verdi, con un centro acquatico e strutture per attività ginniche.
L’accordo di programma firmato da Eur Spa con il Comune prevede anche la costruzione di una scuola media pubblica, un asilo nido, una materna, una ludoteca, un centro anziani, locali per il municipio, un parcheggio di scambio in prossimità della Metro B e 7 km di pista ciclabile. Incluso un consistente stanziamento economico che permetterà di realizzare la Nuova casa del ciclismo al Laurentino 38. L’area dell’ex Velodromo Olimpico viene quindi trasformata in un’ottica moderna di gestione urbanistica, con richiami alle antiche terme. In particolare il progetto annovera anche parchi, librerie, piccoli teatri, sale per feste, ristoranti e locande.
«Solo nel marzo 2003 con la proposta del nuovo Prg di Roma, il Comune ha deciso di trasformare il Velodromo, che versava in uno stato di degrado irreversibile. - spiega l’Eur Spa, proprietaria dell’impianto -. Così abbiamo proposto un accordo di programma tra Comune e Regione Lazio, con l’obiettivo di riqualificare questo quadrante cittadino». Il 23 maggio 2006 la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Roma ha rilasciato, in sede di conferenza dei servizi, l’autorizzazione per il nuovo intervento e ha dichiarato che l’impianto non ha caratteristiche tali da rivestire un interesse monumentale, auspicando però che venisse recuperata l’«idea del bene».
L’accordo, approvato dal Consiglio comunale a giugno e pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio il 20 settembre 2007, implicava necessariamente la demolizione e la ricostruzione, nel rispetto delle «linee guida» stilate da una commissione di professionisti esperti nel restauro del moderno e nella conservazione dei caratteri architettonici originari dell’impianto. «Durante i tre anni della conferenza dei servizi - spiega l’Eur Spa - tutti gli enti hanno rilasciato il nullaosta e abbiamo così iniziato la demolizione. Ma il 13 agosto una determinazione dirigenziale emessa dal Dipartimento IX, II U.O., ci ha ordinato di bloccarci, perché all’epoca dei fatti l’accordo di programma non era ancora stato pubblicato sul Burl. Abbiamo così fatto ricorso al Tar per chiedere la sospensione del fermo. Con la pubblicazione, arrivata a settembre, l’accordo si è trasformato in silenzio assenso sulla denuncia di inizio attività». «Quindi di concerto con la sovrintendenza ai beni architettonici - conclude Eur Spa - abbiamo recepito la conservazione dell’“idea del bene” e deciso di salvaguardare l’idea complessiva del progetto originario. Le demolizioni attualmente sono sospese solo perché volevamo attendere la chiusura della prima fase del concorso per scegliere il progettista dell’opera».
Un dato che rassicura i residenti dell’Eur. «Abbiamo avuto modo di visionare il progetto e siamo entusiasti - spiega il geometra Agostino Colapicchioni, del Comitato Torrino Nord -. Abbiamo firmato in duemila nel XII municipio perché la gente ha avuto modo di vedere lo stato in cui versa l’ex Velodromo oggi e l’opera che diventerà domani». «Abito all’Eur dal ’62 - sottolinea l’ingegnere Roberto Colosimo, presidente del Consiglio Quartiere Eur - e sono testimone della pericolosità dell’impianto, inutilizzato ormai da cinquant’anni e diventato rifugio di stranieri, tossicodipendenti e prostitute.

Chi potrebbe preferire questo relitto a una struttura con servizi per gli anziani, scuole e spazi sportivi e ricreativi per i giovani dell’Eur?».

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