
da Locarno
Una doppia vittoria italiana che non ti aspetti chiude il Locarno film festival. Gioia mia vince il premio della giuria andato alla regista Margherita Spampinato e il Pardo per la miglior attrice va ad Aurora Quattrocchi, unica interprete professionista in un cast selezionato dalla strada. Vince finalmente un film che merita e a Locarno ci si era accorti che l'opera della Spampinato aveva una marcia in più e faceva leva sul cuore. La relazione impossibile tra una donna anziana - la Quattrocchi appunto - e un bambino ha commosso nel profondo perché ignorava la retorica e i luoghi comuni, scegliendo invece di alternare il sorriso alla nostalgia. L'affermazione italiana segue quella di tre anni fa di Gigi la legge, buffo e provocatorio film di Alessandro Comodin. Eppure i riconoscimenti sarebbero addirittura tre se si considera che il Pardo per il miglior attore è toccato a Don't let the sun, girato in un'apocalittica Milano tra il quartiere Gallaratese e Porta Venezia. È vero, siamo nella sezione cadetta dei Cineasti del presente, serbatoio di speranze per il domani, ma nel concorso internazionale era impossibile sperare in un'affermazione del discutibile Le bambine delle colorite e colorate sorelle Bertani che nulla potevano contro opere migliori. Il Pardo d'oro l'ha vinto Two seasons, two strangers del giapponese Sho Miyake (foto), poetico incontro d'anime in un Oriente che aveva già sedotto con l'eccellente Yakushima's illusion di Naomi Kawase, del quale sentiremo riparlare a ridosso degli Oscar. Gran premio della giuria a White snail di Elsa Kremser e Levin Peter, già acclamati a Locarno nell'era pre-covid con Space dogs.
Miglior regia ad Abbas Fahdel per Tales from the wounded land, ritratto di un Libano martoriato da
scontri etnici e Pardo per la miglior interpretazione a due coppie: Manuela Martelli e Ana Marija Veselcic per God will not help, desolante dramma nell'ex Jugoslavia e i russi Marya Imbro e Mikhail Senkov per White snail.