Lodi-Verona si prepara ad affrontare i soci

A breve l’accordo con Cattolica: Reggia verso la guida del polo lombardo di Duomo

Massimo Restelli

da Milano

Appuntamento a fine anno per il piano industriale della nuova Superpopolare nata dall’integrazione di Bpi in Verona-Novara. Due giorni dopo l’ok dei rispettivi cda, l’amministratore delegato in pectore Fabio Innocenzi detta la tabella di marcia di quello che sarà il terzo gruppo del Paese quanto a numero di sportelli e il quarto per capitalizzazione. Lo scoglio dell’assemblea, tuttavia, a Lodi rimane: «Se stiamo fermi e non facciamo nulla è possibile» che i soci «boccino» la fusione, «ma noi abbiamo intenzione di operare e di spiegarla», ha ammesso il presidente di Bpi, Piero Giarda, memore forse dei malumori emersi lunedì in un incontro con i dipendenti.
Reazioni che, insieme al possibile downgrade di Moody’s su Verona dopo l’analogo provvedimento di Fitch e S&P, hanno tenuto banco in Piazza Affari dove Bpvn ha ceduto un altro 2,9% a 20,4 euro tra scambi per il 5,6% del capitale, mentre Lodi ha azzerato il balzo della vigilia con una caduta del 4,9% a 10,2 euro (7,4% i volumi). Evidente la mano degli hedge fund, presenti in forza nel libro soci lodigiano davanti ai rapporti di concambio e alla prospettiva che, come ha detto il presidente di Bpvn, Carlo Fratta Pasini, per «i prossimi cinque anni» il neogruppo non farà acquisizioni. Il piano industriale prevederà l’integrazione di Aletti Merchant in Efibanca mentre a fine mese-inizio novembre sarà collocato il tassello bancassicurativo con Cattolica.
L’idea è un riassetto della compagnia che dovrebbe suddividere le attività scaligere destinate a congiungersi a Bpvn da quelle lombarde. A partire da Lombarda Vita, Unione e Duomo, dove gli alleati spagnoli di Mapfre rileverebbero il 30% con l’obiettivo di favorire successive acquisizioni. Secondo quanto risulta al Giornale, a tenere le redini di questo nuovo aggregato lombardo sarà Ezio Paolo Reggia, l’attuale ad di Cattolica nonché artefice della crescita della compagnia che potrebbe invece essere affidata alle cure di Sandro Salvati. Tornando agli equilibri di Bpi, già domenica il consiglio di amministrazione era stato costretto a tornare sulla votazione per superare il 9 a 7 iniziale (ottenuto grazie al peso dello stesso Giarda e dell’ad Divo Gronchi) tra Bpvn e Bper. La scelta di «confluire» a Verona ha poi ottenuto 14 assensi (2 gli astenuti) convincendo anche buona parte della prima linea del management, ma il cuore di Bpi pulsava per un’aggregazione alla pari con l’istituto di Guido Leoni.
Da qui la necessità di convincere il territorio grazie anche a un’apposita fondazione e alla libertà che sarà assicurata alle banche reti.

Sopra la holding, la cui impostazione cooperativa «non è assolutamente in discussione», ha osservato Fratta Pasini, anche se, secondo Giarda, sarebbe opportuno pensare a «una riforma complessiva» del mondo delle Popolari. In ogni caso il neogruppo rispolvererà i marchi storici e starebbe pensando anche ad alcuni meccanismi per valorizzare all’interno del consiglio di sorveglianza l’orientamento degli esponenti delle singole province.

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