Dal loft al sottotetto: come si abita in città

Sottotetto, residence, case per studenti, edifici mondo, loft, baraccopoli, sofa surfing. Ma anche bed and breakfast, affitti veloci per manager e professionisti, auto dormitorio, posti letto a rotazione: quanti sono i nuovi modi dell’abitare a Milano? Città «difficile e vitalissima», città in perenne mutamento, città scelta da studenti, migranti, pendolari per un periodo più o meno lungo, città che gli indigeni vorrebbero tornare a possedere: abitare a Milano può essere un’esperienza frenetica o entusiasmante, soffocata dalla solitudine o complicata dalla coabitazione forzata, ma sempre caratterizzata da uno spirito di adattamento che sempre più somiglia a quello di un esploratore coraggioso.
Per raccontare come si vive oggi a Milano, descrivere i luoghi dove dormono, lavorano, si incontrano le differenti popolazioni metropolitane, è nato Milano. Cronache dell'abitare (Bruno Mondadori, pagg. 384, euro 30), un libro-progetto a cura di Multiplicity.lab - laboratorio di ricerca del Dipartimento di architettura e pianificazione della Facoltà di architettura e società del Politecnico di Milano - che ha riunito in una ricerca itinerante sul territorio milanese esperti e osservatori, studenti e cittadini. Grazie alla ricostruzione di oltre 400 fatti di cronaca nera, sportiva, giudiziaria, culturale, accaduti a Milano negli ultimi 5 anni, gli autori hanno individuato 14 principali modi di abitare gli spazi urbani, descritti attraverso mappe, dati, interviste, racconti e fotografie
«Il libro vorrebbe costituire un nuovo atlante dell’abitare della città - spiega il prof.Giovanni La Varra, uno dei curatori del lavoro - e nasce da un progetto della fondazione per i progetti culturali e di ricerca Unidea, in collaborazione con il Politecnico e con il Naga, l’associazione volontaria di assistenza sociosanitaria senza la quale non avremmo mai potuto arrivare in molti dei luoghi “estremi” di Milano descritti nel volume. Abbiamo cercato di costruire un’immagine dell’abitare diversa da quella delle grandi politiche di costruzione che ruotano intorno a un format di palazzina circondata dal verde e da supermercati. C’è infatti a Milano un’esigenza abitativa che non è soddisfatta da questi quartieri e che quindi si sta configurando da sola». Risultato? «I risultati sono molto positivi, nella maggior parte dei casi.

Le strutture abitative “autopromosse”, cioè quelle in cui la committenza coincide con gli utenti finali, ad esempio i negozi utilizzati come residenza o “l’edificio-mondo” di viale Bligny 42, sono fortemente incuneate nell’attività urbana e si caratterizzano come elementi di forte qualità su cui le politiche pubbliche e private dovrebbero lavorare per assumere questa ricchezza e trarne spunti di riflessione».
Cronache dell’abitare viene presentato oggi al Salone d’Onore della Triennale di Milano dalle ore 17.30 alle 20.

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