Politica

La Loggia: «Bene Rutelli, ora collaboriamo»

Il ministro per gli Affari regionali: «Con il leader della Margherita aumentano i punti d’incontro, possiamo lavorare insieme su altre battaglie»

Fabrizio de Feo

da Roma

«Rivendico il diritto all’astensione. La questione è complessa e non deve essere ridotta a un semplice sì o no sulla scheda elettorale». Il ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, non ha dubbi: il 12 e il 13 giugno non andrà a votare.
Ministro, non teme di essere additato come «nemico del Parlamento» o essere denunciato per abuso di potere da Severino Antinori?
«Sarebbe meglio che ognuno facesse il proprio mestiere. Antinori fa esperimenti: è bene che sappia che possono essere fatti nell’ambito delle leggi vigenti. E poi sono meravigliato dai Radicali, amici che ho sempre apprezzato, i più squisiti garantisti della libertà e delle opinioni. Mi chiedo: perché usare toni da battaglia contro coloro i quali legittimamente esercitano il diritto al non voto? Io rispetto la loro battaglia, vorrei che rispettassero la mia».
Su quali motivazioni si regge la sua scelta per l’astensione?
«Mi astengo perché è un mio diritto, perché il referendum su materie di questo genere è totalmente inopportuno, perché è importante che ci sia un periodo di sperimentazione che consenta poi, se necessario, di procedere a modifiche e miglioramenti».
Lei definisce «inopportuno» il referendum. Per quale motivo?
«Io credo che i cittadini siano in larga misura ignari dei termini esatti della questione. Con il “sì” si dà loro la possibilità di fare diventare la legge una cosa diversa. In pratica è come se legiferassero direttamente: una fattispecie non prevista dal nostro ordinamento che suscita dubbi dal punto di vista costituzionale».
Il referendum è diventato una sorta di duello all’arma bianca tra laici e cattolici.
«Io noto che tra i fautori del “Sì” gli interessi sostituiscono spesso la buona fede. Si fa una propaganda martellante su presupposti scientifici infondati. Ma se c’è questa volontà di far procedere la ricerca perché non ci si concentra sulle staminali del cordone ombelicale o su quelle adulte? Perché ci si vuole accanire sugli embrioni che sono di già vita?».
La difesa dell’embrione è un argomento soltanto cattolico?
«No, non lo è. Pensi che i pagani romani avevano addirittura introdotto la figura del curator ventris a garanzia che la maternità fosse portata a termine. Ma se perfino i pagani romani consideravano ciò che era dentro la donna soggetto di diritti, noi nel Duemila vogliamo essere da meno?».
La presa di posizione di Francesco Rutelli apre una prospettiva politica nuova?
«Innanzitutto dimostra le divisioni che ci sono dentro l’Unione. Per quanto riguarda Rutelli, mi sembra che i punti di incontro aumentino. Aupisco collaborazione su altre battaglie».
Tra i grandi leader manca ancora il pronunciamento di Silvio Berlusconi. Cosa farà secondo lei?
«Cosa farà non lo so. Io fossi in lui attenderei fino all’ultimo momento per evitare strumentalizzazioni e, a quel punto, mi pronuncerei e direi che è bene non andare a votare.

Comunque visto che l’argomento non riguarda il programma di governo, Berlusconi può anche legittimamente astenersi dal dichiarare».

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