Loggionista accusa: «Scala fuori norma, manca la sicurezza»

La procura apre l’inchiesta: il teatro avrebbe scale strette, gradini alti e sarebbe privo del piano d’emergenza

(...) Nell’esposto si legge dell’«inosservanza delle norme sulla sicurezza e sui principi in materia di barriere architettoniche», e dell’«inadeguatezza del piano di emergenza e della valutazione del rischio d’incendio». In breve, «pericoli per gli spettatori delle Gallerie del teatro».
Innanzitutto, le vie di fuga. «Alla I e II Galleria si accede soltanto dalle scale che portano prima al Museo Teatrale e poi alle Gallerie. Si tratta di una decina di rampe che si sviluppano “a tornante” per una novantina di gradini. Questa via di salita è anche una via di discesa per imboccare la quale dalla II galleria si debbono percorrere alcuni piccoli corridoi ad angolo retto che sbucano sulle scale attraverso una porta la cui regolare apertura andrebbe verificata». Non aiuta «il “sontuoso” scalone» realizzato con la ristrutturazione, che dall’ingresso del museo porta direttamente alle gallerie. «Questo “scalone” è da sempre chiuso al pubblico, sia in salita che in discesa, ed è presidiato dai vigili del fuoco con una severità non facilmente spiegabile, quasi militaresca». Forse - è l’ipotesi - perché troppo «ripido».
Il loggionista segnala anche «i sedili delle gallerie», che «hanno una larghezza di 35 centimetri contro gli almeno 45» previsti dalla legge. E poi, «la distanza tra lo schienale di una fila di posti e il corrispondente schienale della fila successiva è di 60/62 centimetri mentre dovrebbe essere di almeno 80», le colonne che ostacolano il passaggio lasciando uno spazio largo solo 20 centimetri, i gradini alti 30 contro il limite massimo di 18. Infine, non sarebbe stato comunicato alla Commissione comunale di vigilanza «il piano di emergenza e la valutazione di rischio di incendio».


La Procura, nelle prossime settimane, chiederà ai vigili del fuoco un sopralluogo in teatro, già giudicato a norma in occasione della riapertura di tre anni fa. Difficile pensare a «ritocchi» architettonici. E tantomeno alla sua temporanea chiusura.

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