La Lombardia è una regione modello nella pubblica amministrazione. A sostenerlo è il professor Giovanni Valotti, docente di Management pubblico alla Bocconi e autore del libro «Fannulloni, si diventa. Una cura per la burocrazia malata», presentato nell’aula magna dell’università milanese. «Dati verificabili collocano la Regione tra le più avanzate del Paese, anche grazie a un sistema produttivo avanzato che la spinge» garantisce il professore.
Ed ecco i numeri. I costi del personale e della gestione pesano per il 9 per cento del bilancio della Regione, in proporzione l’ente pubblico italiano che pesa meno sui suoi abitanti. La Lombardia ha tre dirigenti ogni centomila abitanti, con una alta percentuale di donne e giovani: il 33 per cento dei dirigenti è di sesso femminile (contro una media nazionale del 26,6), con un’età media inferiore ai 52 anni (54,2 la media nazionale). Negli ultimi quindici anni il numero di lavoratori in Regione si è ridotto: i funzionari sono passati da 4.500 a tremila e i dirigenti da 548 a 250. «La Lombardia si è distinta per aver investito molto sulla modernizzazione e sul mercato. E anche i sistemi di concorso sono molto vicini a quelli delle imprese» conclude Valotti.
La promozione arriva alla vigilia del decreto Brunetta sulla pubblica amministrazione, che sarà varato oggi a palazzo Chigi. Roberto Formigoni, commentando lo studio della Bocconi, rivendica i successi già ottenuti e propone una sorta di federalismo burocratico: «La scommessa di trasformare la burocrazia da palla al piede a risorsa positiva può essere vinta, soprattutto se il ministro Brunetta darà atto che le pubbliche amministrazioni virtuose possono essere premiate e distanziarsi dalla normativa nazionale». Aggiunge che dal 1996 la carriera politica è separata formalmente da quella amministrativa: «Non applichiamo lo spoil system, ma premiamo i meriti dei dirigenti, qualunque sia la loro posizione politica».
È anche scattato qualche licenziamento, in tutto sei tra gli «irrecuperabili», ma la strategia è «punire e stanare i fannulloni per avviarli sulla via della redenzione e soprattutto investire sui meritevoli, perché il buon esempio serva da trascinamento». Tra i punti di forza, Formigoni sottolinea la metodologia dei concorsi: «Selezioni certe, tempi rispettati, assunzioni che avvengono nell’arco di quattro o cinque mesi grazie a commissioni di esperti che compiono selezioni severe sulle competenze, la capacità di apprendimento e la flessibilità».
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