Lombardia, Israele e Palestina Una pace in nome della sanità

nostro inviato a Gerusalemme

Il pellegrinaggio di Roberto Formigoni nella Città Santa è ecumenico come più non si può. Il candidato ministro del governo Berlusconi si toglie le scarpe per entrare nella moschea Al-Aqsa, cammina fino al Muro del Pianto e nella Chiesa delle chiese si inginocchia davanti al sepolcro di Gesù. «L'impostazione di questa missione è nettamente bilaterale» spiega il governatore della Lombardia, che ha incontrato il presidente dello Stato d'Israele e premio Nobel per la pace, Shimon Peres, e il primo ministro dell’Autorità palestinese, Salam al-Fayyad, da sempre favorevole al negoziato con gli israeliani.
Il sogno è un accordo di collaborazione tra Lombardia, Israele e Autorità palestinese, sottoscritto nel nome della sanità. La realtà della politica consente qualcosa di meno che in questa Terra è già moltissimo: da un lato un’intesa di collaborazione socio-sanitaria con Israele (siglata con il ministro della Sanità, Yaacov Ben-Yizri, in pompa magna e in diretta tv); dall'altro un gemellaggio con i palestinesi e con il loro Stato in attesa di nascere. Formigoni è soddisfatto della benedizione che sente di aver avuto da Peres. Mattoncini di dialogo.
A Ramallah, nei territori dell’Autonomia, il primo ministro Salam Fayyad ha consegnato a Formigoni una lettera appello in cui chiede ulteriore assistenza per la popolazione locale e aiuti per costruire ambulatori e avere a disposizione personale infermieristico. «Intendiamo continuare a dare il nostro sostegno economico» promette il governatore. Insomma, i contratti oggi si siglano solo con Tel Aviv. Ma domani, chissà. E Formigoni è ottimista: «Sono convinto che l’interesse a una maggiore integrazione e allo sviluppo delle sinergie in campo medico e socio-sanitario siano utili anche per affrontare e risolvere altri problemi di drammatica importanza: in questo modo si possono avvicinare non solo i vertici politici dei Paesi, ma anche sviluppare il dialogo tra le popolazioni». L’assessore alla Sanità, il leghista Luciano Bresciani, non dissente: «È un accordo che crea un’area mediterranea di pace». Il sottosegretario Robi Ronza, di ritorno da un incontro con il governatore di Betlemme, rilancia l’appello a partecipare al Forum economico di maggio organizzato dai palestinesi: «È vero, ci vuole coraggio a investire nei Territori, ma ci chiedono di avere questo coraggio».
L’emergenza urgenza (su cui la Lombardia è febbrilmente al lavoro) è uno dei principali contenuti dell’accordo sanitario tra Lombardia e Israele. In questo settore, per ragioni spesso drammatiche, Tel Aviv è all’avanguardia. Gli ambiti di collaborazione riguardano sia l’impostazione della prevenzione, diagnosi e cura sia la ricerca scientifica applicata, in particolare su nanotecnologie e biotecnologie. La Regione ha portato qui le università e invita le imprese, assicurando assistenza anche per ottenere i fondi dell’Unione europea.

«Vogliamo fare della Lombardia uno dei poli mondiali della salute, intensificare fortemente i rapporti con Israele e allargare gli ambiti di collaborazione a altri Paesi del Mediterraneo» sintetizza Formigoni. La pace cerca di camminare sulle gambe dello sviluppo.

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