«La Lombardia scommette sul Marocco»

Il presidente: «Sostegno politico al governo nella lotta al terrorismo e aiuti alle nostre imprese che investono nell’area». Progetti comuni nel settore dell’ambiente

«La Lombardia scommette sul Marocco»

Sabrina Cottone

nostro inviato a Rabat

Duecento metri di marmi e stucchi che guardano il cielo, l’Oceano e la Mecca. Il minareto di Casablanca è il più alto del mondo islamico, Roberto Formigoni cammina scalzo sul legno di cedro della moschea e spiega che ha voluto fermarsi qui perché «è il simbolo dell’Islam moderato», la prova che «c’è qualcuno che può permettersi di andare più in alto della Mecca», più in alto degli estremismi e delle bombe. È su questo Islam e quest’area del Mediterraneo, vicina e anzi inevitabile per l’Italia e l’Europa, che la Regione punta a investire nei prossimi anni. «Il Marocco, insieme agli altri Paesi del Maghreb, può essere la futura Cina. Naturalmente, fatte le debite proporzioni. E la Regione vuole scommettere su questa opportunità» dice il presidente della Lombardia.
Cento milioni di abitanti tra Marocco (che ne ha 30), Algeria, Tunisia e Libia, la sponda africana del Mediterraneo è un punto di riferimento naturale per l’Italia e una sfida necessaria per la competitività. A Skirat, poco lontano dalla capitale Rabat, si svolgono incontri internazionali sull’ambiente e si lavora per concludere affari. «Il senso della missione della Regione - spiega Formigoni - è confermare e rafforzare la cooperazione politica e economica che la Lombardia ha con il Marocco. C’è una ragione di tipo strategico per fare ciò e cioè che in un mondo in continuo movimento è necessario cercare costantemente nuovi partner. Quindici anni fa i nomi di Cina e India non emozionavano nessuno, poi hanno terremotato il mondo».
Gli imprenditori che condividono il progetto possono contare su un aiuto concreto della Regione: 60 milioni di euro di fondi Euromed, prestiti agevolati studiati dalla Finlombarda (la finanziaria della Regione) per appoggiare le iniziative in quest’area. In questo momento il settore più interessante è l’ambiente e infatti le tematiche dello sviluppo sostenibile e delle tecnologie «verdi» sono al centro dei lavori. Le quattro Regioni motori d’Europa (oltre la Lombardia, Baden-Wuerttenberg, Catalogna e Rhone-Alpes) hanno avviato una collaborazione con il Marocco nel campo della raccolta delle acque, del trattamento dei rifiuti e dell'energia. L'idea è di esportare in Marocco la tecnologia e il know-how della Lombardia e a Rabat sono presenti cinque imprese leader del settore. «Non so se i contratti saranno firmati già adesso, ma i negoziati sono aperti e in fase avanzata» spiega Formigoni. Aggiunge Maurizio Bernardo, assessore a Reti e servizi di pubblica utilità: «Abbiamo avviato incontri con il ministero dell’Ambiente marocchino perché vogliamo che diventi partner nei progetti europei».
I rapporti tra Italia e Marocco sono intensi e interessanti, la comunità marocchina è la più consistente in Italia e, in direzione opposta, sono considerevoli i flussi turistici di italiani verso il Marocco. L'Italia però è soltanto terza nelle esportazioni e segue a lunga distanza sia la Francia che la Spagna. «È necessario intensificare le nostre relazioni, perché si tratta di un’area di grande interesse» è il rilancio di Formigoni.
E ad attrarre, insiste Formigoni, sono le condizioni politiche.

Il Marocco moderato e la sua casa regnante hanno un posto di gran rilievo nella storia e nella cultura musulmane e investire su questa tradizione e in quest’area, significa confermare l’apertura verso l’Occidente: «I governi del Marocco sono sempre stati moderati e hanno pagato anche con l’attentato di Casablanca questa loro scelta».
Una scelta da sostenere anche per vincere il terrorismo: «Le bombe islamiche nascono proprio dalla volontà di distruggere l’Occidente e questo Islam moderato».

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