La Lombardia si fa la «sua» scuola

In Lombardia arriva il quarto anno integrativo per i corsi di formazione professionale. Lo frequenteranno gli studenti che, dopo i tre anni obbligatori, decideranno di prendere il diploma. È una risposta indiretta al ministro all’Istruzione, Giuseppe Fioroni, che vuole lasciare alle Regioni la possibilità di dare solo gli attestati ma non i diplomi. Non solo.
Regione Lombardia prevede anche l’introduzione di un quinto anno per chi poi ha intenzione di proseguire gli studi all’università. A rivedere e correggere la formazione in Lombardia è un progetto di legge, curato dall’assessore all’Istruzione, Gianni Rossoni, che ripensa alla scuola «in base alle esigenze reali dei giovani». Esiste il titolo V della Costituzione. Esiste la possibilità di essere autonomi. E a palazzo Pirelli non si perde tempo. Autonomia sia. «La Lombardia - spiega il presidente regionale, Roberto Formigoni - non può continuare a subire l’arretratezza della scuola italiana. Vogliamo cambiare la scuola perché quella che abbiamo non ha le capacità sufficienti per permettere ai nostri giovani di competere con i loro coetanei degli altri Paesi. Pensiamo non più a una scuola che sia per tutti, ma che sia per ciascuno. Cioè che valorizzi il singolo».
Tra le novità proposte dal progetto di legge c’è anche la creazione di un ente indipendente di valutazione, da scegliere attraverso un concorso pubblico, per «dare la pagella» ai singoli istituti e tastare la qualità dei corsi. Non ci saranno più differenze tra scuole pubbliche o private, ma gli istituti saranno equiparati attraverso un sistema di accreditamento controllato dalla Regione. La suddivisione delle risorse tra le scuole avverrà in base al numero degli iscritti. Vale a dire che gli iscritti godranno di una sorta di «dote finanziaria» che li accompagnerà nel percorso di studio, ovunque sia la scuola che sceglieranno. Spetterà agli istituti selezionare e valutare i docenti e il corpo non docente. Nodo piuttosto delicato, da affrontare anche con i sindacati. «Autonomia o non autonomia - spiega l’assessore Gianni Rossoni - questo progetto è da fare. Anche in base ai dati dell’Ocse abbiamo un’offerta formativa bassa e costosa. Serve una scuola ben diversa da quella che abbiamo, anche per far fronte alla dispersione scolastica troppo alta. Basta parlare di questi dati solo in convegni che rimangono pura teoria. Diamoci da fare sul serio». Da parte dell’opposizione c’è piena disponibilità al dialogo e sollecita il confronto per arrivare a una decisione prima dell’inizio del prossimo anno scolastico.


«Ora che la giunta scopre le sue carte - dice il consigliere Dl, Carlo Spreafico - avviamo subito la discussione in commissione. Prima di esprimere giudizi di merito aspettiamo di conoscere nel dettaglio i contenuti della legge».

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