Londra, ora gli imam estremisti rischiano il carcere
9 Agosto 2005 - 00:00Linea dura dei giudici inglesi: possiamo incriminarli per tradimento. Accuse confermate per gli attentatori del 21 luglio: resteranno in cella
Erica Orsini
da Londra
Resteranno tutti in carcere fino al 14 novembre i presunti responsabili degli attentati londinesi del 21 luglio. Questa la decisione presa ieri mattina dal giudice della corte di Belmarsh nei riguardi di Muktar Said Ibrahim, Ramzi Mohammed, Yasin Hassan Omar e Manfo Kwaku Asiedu. Ibrahim è accusato di aver tentato di far saltare in aria un autobus ad Hackney, Omar e Mohammed sono invece accusati delle bombe alle stazioni di Warren Street e Oval. La custodia cautelare è stata infine confermata anche per Asiedu, sospettato di aver deposto un pacco bomba, trovato inesploso il 23 luglio scorso in un parco a nord della capitale inglese.
Su tutti pendono accuse molto pesanti, dalla cospirazione per omicidio al tentato omicidio, fino alla fabbricazione e detenzione illegale di esplosivo con lintento di mettere in pericolo la vita altrui. Iter legale diverso ovviamente per Hamdi Isaac, lultimo dei presunti terroristi arrestato in Italia e che dovrebbe essere sottoposto proprio oggi a un interrogatorio da parte del magistrato britannico a Roma.
E mentre ieri la stampa nazionale francese rivelava che i propri servizi dintelligence avevano avvertito i colleghi britannici della possibilità di un attacco imminente contro Londra, la Procura generale inglese ha annunciato la possibilità di perseguire per tradimento i religiosi islamici più estremisti che ancora risiedono nella capitale. Un provvedimento destinato a sollevare nuove polemiche e che la procura si appresta a discutere nei prossimi giorni direttamente con le massime autorità di Scotland Yard. A far le spese di una misura preventiva eccezionale, ormai in disuso dal 1940, sarebbero almeno tre persone in Gran Bretagna. Ieri, tutti i quotidiani facevano i nomi di Omar Bakri Mohammed, Abu Izzadeen e Abu Uzair. Bakri, il più noto allopinione pubblica, aveva espresso il suo sostegno a Bin Laden e ammesso che non avrebbe informato la polizia se avesse saputo che gli estremisti stavano per attaccare Londra. Per evitare larresto, ieri è fuggito in Libano, da cui non intende più tornare.
Il governo ha comunque precisato che il provvedimento è per ora solo unipotesi. Le reazioni del mondo politico non sono favorevoli a una simile possibilità. Mentre giunge secca la critica dei gruppi islamici più oltranzisti, anche i conservatori accusano il governo Blair di lanciare «segnali contraddittori».
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