Londra «rimpatria» tonnellate di rifiuti pericolosi dal Brasile

L’ultima delle discariche illegali di rifiuti tossici che dalle nazioni industrializzate si riversano nei Paesi in via di sviluppo è il Brasile. Qui sono state scoperte oltre 1.400 tonnellate di rifiuti «pericolosi»: stipate in 90 container, sono arrivate da Felixstowe (Inghilterra orientale) nel porto di Santos (vicino a San Paolo) e in altri due scali nello Stato meridionale del Rio Grande do Sul.
Dopo la forte condanna delle autorità brasiliane e l’apertura di un’inchiesta, ieri Londra ha promesso che riporterà in patria tutto il carico pericoloso. Liz Parks, direttore dell’Agenzia britannica per l’Ambiente, ha precisato che il rimpatrio richiederà alcune settimane.
Le aziende che hanno ricevuto i container si attendevano plastica riciclabile. Invece, aprendo i container, cosa hanno trovato? Scarti ospedalieri - sacchetti pieni di sangue, siringhe -, rifiuti tossici domestici - residui di cibo in decomposizione, pannolini e preservativi - e rifiuti elettrici, come batterie.
La scoperta ha generato rabbia a Brasilia. I funzionari dell'Agenzia dell'Ambiente (Ibama) specificano che «il Brasile non è la discarica del mondo» e sottolineano che in questo modo Londra ha violato la Convenzione di Basilea che vieta l’esportazione di rifiuti pericolosi verso i Paesi poveri. Le autorità brasiliane sono convinte che sia in atto un tentativo di sfruttare il Paese più esteso dell'America latina come una nuova discarica per i rifiuti pericolosi, così come già succede altrove in maniera incontrollata, in particolare in India, Cina e Africa.
Nel presunto traffico illegale, l’Ibama ha verificato il coinvolgimento di due società britanniche - la Worldwide Biorecyclables e la Uk Multiplas Recycling di Swindon - appartenenti a un brasiliano. Su entrambe le ditte è in corso un’indagine ordinata dal ministro britannico dell’Ambiente, Hilary Benn. L'ambasciata del Regno Unito precisa che, se dai controlli risulteranno violazioni internazionali, il governo non esiterà a prendere provvedimenti.


Per la Gran Bretagna, però, non si tratta di una prima volta. Di recente il ministro della Difesa non è stato in grado di spiegare perché uno dei suoi computer sia stato trovato dai giornalisti del Times in una discarica tristemente famosa alla periferia di Accra, in Ghana.

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