LondraTutti innocenti. I quattordici civili cattolici uccisi durante una manifestazione dai paracadutisti britannici nella città nord irlandese di Derry il 30 gennaio del 1972, non avevano fatto assolutamente nulla per scatenare l'attacco degli agenti. È quanto afferma la relazione finale del rapporto Saville, l'inchiesta legale più lunga della storia del Regno Unito. Commissionata 12 anni fa, dall'allora primo ministro laburista Tony Blair, si è finalmente conclusa dopo più di una decade di tormenti, sotto il nuovo governo di coalizione guidato da David Cameron che ieri ha presentato i risultati dell'indagine alla Camera dei Comuni.
«Vi chiedo veramente scusa - ha detto il leader conservatore - quello che è accaduto in quel giorno è stato sbagliato e non ha giustificazione. Quello che è emerso è scioccante». Cameron ha poi riassunto per punti i risultati spiegando con chiarezza che ogni colpa di quanto accaduto va ascritta alle Forze armate di allora. Una lista sofferta di conferme e ammissioni, che ora non lascia spazio a nessuna interpretazione e inchioda l'esercito e alcuni dei suoi più alti funzionari alle loro responsabilità. Ai civili infatti non venne dato nessun avvertimento prima che gli agenti aprissero il fuoco, nessuno dei soldati sparò in risposta ad attacchi come il lancio di bombe incendiarie o di pietre. Alcune delle persone uccise o ferite stavano semplicemente andandosene o tentavano di aiutare quelli che erano stati colpiti o in agonia, nessuna delle vittime aveva provocato gli agenti in modo da giustificare la strage. Allo stesso tempo il discorso del primo ministro è stato un «mea culpa» incondizionato del governo che ha dovuto scusarsi perché «gli eventi del Bloody Sunday non ebbero giustificazione alcuna, seppur non fossero stati premeditati» e «quello che è accaduto non dovrà ripetersi mai più» perché «molti soldati mentirono in merito alle loro azioni e alcuni membri delle Forze armate agirono in modo sbagliato». L'indagine ha anche reso noto che il viceprimo ministro nord irlandese Martin McGuinness, del Sinn Fein, era presente alla manifestazione «probabilmente armato» ma «non rimase coinvolto in alcuna azione violenta che potesse scatenare l'aggressione dei soldati inglesi».
Ieri mattina a Derry, una folla di centinaia di persone è rimasta per ore nella piazza di fronte al municipio, in attesa di assistere al discorso del primo ministro britannico che è stato proiettato su uno schermo gigante. In prima fila, i parenti delle vittime e i loro legali con le foto dei loro cari che spiccavano nella moltitudine come bandiere accusatorie. Quando Cameron ha iniziato a parlare l'applauso è scoppiato improvviso e simultaneo e la gente ha cominciato ad abbracciarsi. Certo le scuse del governo non riporteranno in vita chi è stato ucciso ingiustamente, né possono risarcire adeguatamente chi è stato ferito, soprattutto a trent'anni di distanza. Ora lo scenario apertosi rimane complicato. È stato infatti deciso di affidare all'ufficio della Procura del Nord Irlanda la persecuzione di ogni militare coinvolto e il compito che attende la pubblica accusa non sarà semplice dato che esiste un accordo precedente in base al quale i testimoni nell'inchiesta non possono autoincriminarsi e di questo la Procura dovrà tenere conto. «In questo stadio non è possibile dire quando verranno prese delle decisioni - spiega la nota - se non che la materia verrà presa in considerazione il più rapidamente possibile». Il rapporto, di 5mila pagine, è costato 195 milioni di sterline. «La verità - ha concluso ieri Cameron - per quanto dolorosa, non ci rende più deboli, ma più forti, questo è quello che ci distingue dai terroristi e gli eventi del Bloody Sunday non rappresentano la presenza delle forze britanniche nell'Irlanda del Nord fra il 1969 e il 2007».
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