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Londra, video choc di al Qaida per l’anniversario delle stragi

Al Jazeera manda in onda il delirante testamento di uno degli attentatori. E subito dopo la benedizione di Zawahri

da Londra

Ha un forte accento dello Yorkshire e una kefyah a scacchi bianchi e rossi in testa. Agita la mano destra, con l’indice puntato verso la telecamera, come una minaccia. «Quanto avete visto ora è solo l’inizio di una serie di attacchi che continueranno e saranno sempre più violenti fino a quando non ritirerete le vostre forze dall’Afghanistan e dall’Irak e fino a quando non smetterete il vostro appoggio economico e militare all’America e a Israele». Shehzad Tanweer, 24 anni, pachistano, ma nato a Bradford e cresciuto a Leeds, dove aveva studiato all’università, laureandosi in Educazione fisica, è morto il 7 luglio 2005 a Londra. Era uno dei kamikaze degli attentati alla metrò in cui morirono 56 persone. Lui personalmente è responsabile della morte di sei persone. Shehzad è stato rivisto ieri, nel primo anniversario della strage, in un video testamento benedetto da al Qaida e trasmesso dalla televisione del Qatar al Jazeera, sulla parete alle spalle, un tappeto, di quelli usati in Asia centrale, a tratti lo si vede abbassare la testa per leggere da un testo che non si vede. Ma il filmato non finisce qui. Subito dopo, Ayman al Zawahri, il medico egiziano, braccio destro del capo di al Qaida Osama bin Laden, si presenta quale mentore di questo ragazzo religioso ma non fanatico: «Veniva da una famiglia ricca, non aveva bisogno di soldi», dice Zawahri. Come a voler smentire chi sostiene che il terrorismo sia figlio della povertà e del degrado. È una risposta politica, dice fra le righe Zawahri, non un gesto di disperazione. E bin Laden stesso, le cui parole sono riferite dal giornalista di al Jazeera, loda l’operato del gruppo di Londra e sottolinea che «gli obiettivi erano stati accuratamente scelti».
Mentre a Londra, cristiani e musulmani commemorano i loro morti, al Qaida manda quindi, con le parole di questo ragazzo, un messaggio chiaro: l’organizzazione è coinvolta negli attentati e può conquistare alla causa anche i giovani delle famiglie musulmane «borghesi» immigrate in Occidente. Un video tenuto da parte per essere usato al momento giusto, registrato probabilmente nell’ultimo viaggio che Tanweer aveva fatto a Karachi, in Pakistan, suo Paese d’origine, tra il novembre 2004 e il febbraio 2005, dove sembra avesse avuto contatti con esponenti di al Qaida.
È il secondo video diffuso da al Jazeera di uno degli autori degli attentati che provocarono anche 700 feriti.

Il 1° settembre, Mohammad Sidique Khan, 30 anni, considerato il leader del gruppo, in un video simile spiegava che era un «soldato» dell’Islam e che aveva agito «per vendicare i suoi fratelli musulmani... delle atrocità dei governi eletti democraticamente». I due uomini erano amici, compagni di università ed erano stati insieme in Pakistan nell’ultimo viaggio.

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