Oggi, ore 14.45, sala rossa di Palazzo Tursi. Genova deve decidere se Fabrizio Quattrocchi merita di essere ricordato dalla sua città. Il mondo ha già deciso, ma oggi Genova rischia di dividersi. Anche perché Genova ora sembra alla disperata ricerca di concittadini illustri da paragonare a Quattrocchi, per discutere se meriti più luno dellaltro. Per dimostrare che no, Fabrizio non merita lonore della memoria solo perché qualcun altro ha subito lo stesso torto. Da anni Enzo Tortora viene dimenticato, forse perché scomodo e ricorda gravi errori di magistrati. Ma non viene brandito questo caso, per deludere le aspettative di una famiglia che non chiede niente. E che certo non chiede lelemosina di un cippo. No, si usa magari Luigi Tenco. Per carità, ci fosse via Luigi Tenco nessuno avrebbe qualcosa da ridire. Ma se ci fosse anche via Tenco. Perché quando è stata dedicata a Fabrizio De André una calata al Porto Antico, o uno slargo a Paolo Emilio Taviani, o una via a Paolo Mantovani, mica nessuno si è sentito in dovere di obiettare che prima veniva Luigi Tenco. Che peraltro, come doveroso, è ricordato nel modo forse più opportuno, da concorsi e premi artistici che portano il suo nome.
Eppure oggi che si deve decidere se ringraziare Fabrizio Quattrocchi per aver portato Genova nel mondo, tanto per parafrasare George Bush, dalla pagina dei commenti del principale quotidiano genovese si legge un duro attacco contro quei «colpevoli silenzi» che finora hanno impedito a Genova di avere una via o qualcosa di simile dedicata a Tenco. Una presa di posizione forte, ineccepibile, netta. Quella che però è finora mancata a proposito di «via Quattrocchi». Persino quando sul Secolo XIX si è interessato della questione lo stesso direttore Lanfranco Vaccari che, rispondendo a più lettori che la pensavano diversamente, aveva scelto una linea stile «né con il mercenario, né con leroe». E pazienza se la cronaca impone che oggi sia allordine del giorno del consiglio comunale la dedica della strada a Quattrocchi, mentre una mozione per Tenco non cè.
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