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Lord David Howell: "Puntate sul nucleare, ma fate in fretta"

Lord David Howell, parlamentare britannico, già segretario di Stato per l’Energia e i Trasporti nel primo governo di Margaret Thatcher e stato il più stretto collaboratore della «Lady di ferro» e di Edward Heath nel processo di privatizzazione condotto in Gran Bretagna. Editorialista di Japan Times, International Herald Tribune e del Wall Street Journal, scrittore di successo (tra i suoi saggi d’economia, Out of the Energy Labyrinth) ha ricoperto numerose cariche istituzionali e internazionali. È presidente del British Institute of Energy Economists and co-presidente the Windsor Energy Group.

Lord Howell il costo del petrolio è in crescita dall’inizio del 2008. Famiglie e industrie italiane pagano prezzi sempre più alti per rifornirsi d’energia. Quali soluzioni possiamo trovare?
«Bisogna incamminarsi con coraggio e decisione verso la scelta nucleare. L’Italia deve sviluppare la una politica energetica propria. Forte e sicura per il futuro. Considerate che il petrolio è adesso a 112 dollari al barile, ma diventerà ancora più caro, per il consumatore italiano, non appena il dollaro comincerà a recuperare sull’euro. Inoltre gli approvvigionamenti resteranno sempre condizionati dall’instabilità che regna in Medio Oriente. E il gas può rimanere un’alternativa ancora per poco, perché l’Italia sa bene a quali problemi può andare incontro, tenuto conto che i suoi fornitori principali Russia e Algeria, possono sempre usare le loro riserve come armi politiche».

Esistono realistiche alternative all’opzione nucleare?
«La propulsione nucleare dovrà rappresentare anche in Italia la parte più consistente del mix di energia del futuro. Per questo, a mio avviso, va impostata subito e sviluppata in tempi brevi. L’energia solare, nella vostra Italia baciata dal sole, può avere un ruolo in prospettiva. Ma prima i tecnici devono rendere le installazioni fotovoltaiche competitive e contenere i costi dei pannelli solari. Quanto all’energia eolica può rappresentare un’opzione in alcuni piccoli centri ma le installazioni su larga scala, sempre problematiche, sono da escludere decisamente».

Per anni movimenti politici e ambientalisti hanno bloccato in Italia la scelta nucleare adducendo rischi per la salute e la sicurezza. Pensa che sia un allarme giustificato?
«Direi piuttosto che non sono più problemi. Usando la tecnologia recentissima si ottengono alcuni confortanti effetti indotti: costi più bassi, sicurezza maggiore e meno scorie tossiche Siamo sinceri: di fatto si corrono maggiori pericoli ambientali e di dispersione di radioattività, filtrando radon dal suolo ogni giorno, o dal trattamento del carbone».

I suoi consigli in una battuta: nucleare nuovo, presto e bene?
«Certo, soprattutto presto. Perché le emissioni d’anidride carbonica, continueranno a crescere mettendo in pericolo il pianeta. Dunque l’Italia deve agire adesso perché ha bisogno del nucleare e fa ancora in tempo a provvedere. Perché, seppur con l’ausilio delle nuove tecnologie, gli impianti richiedono da sette anni a dodici anni, per rendere. Per entrare a regime».

Criticare gli italiani è uno sport. Lei, ritiene che i nostri tecnici e le nostre industrie abbiano il know-how per costruire in tempi brevi centrali nucleari efficienti e sicure?
«Le abilità italiane tecniche sono ineguagliabili in molti campi. Penso che nel settore specifico le capacità e la professionalità di tecnici e industrie italiane del settore siano fuori discussione. E che, se si giungerà alla scelta nucleare, potranno essere realizzate anche in Italia centrali nucleari high-tech, pulite, sicure. Ed economicamente competitive con le altre fonti di energia. Bisogna tener conto che il mondo del futuro chiederà sempre più energia. E la forma migliore e più sostenibile è il nucleare.

È una scelta che un Paese moderno e civile non può continuare a evitare».

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