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Lorenzo stuzzica Valentino e vince nel nome di Biaggi

Corsa senza storia. Bravo Dovizioso secondo in gara e classifica Jorge: "Che bello io in vetta al mondiale come Max nella Superbike"

Lorenzo stuzzica Valentino e vince nel nome di Biaggi

Cinque giorni e sapremo se quanto visto nella contea del Northamptonshire sarà ciò che vedremo da qui a fine campionato. Sabato si corre ad Assen, Olanda, Paesi Bassi resi ancor più bassi dalla mancanza di Valentino Rossi, e sulla pista dei mulini a vento comprenderemo finalmente se la formula noia che attanagliava il Circus a quattro ruote si è trasferita, strisciante e insinuante, nel motomondo. Perché a Silverstone così è sembrato. Pronti e via, sorpassato Pedrosa, Lorenzo e la Yamaha hanno passeggiato; e questo senza nulla togliere ad Andrea Dovizioso, secondo con la Honda gemella di Pedrosa e secondo nel mondiale onestamente convinto di dover crescere ancora e di non essere un Rossi.

Andrea è ragazzo saggio e giusto e fa bene a pensarla così per sé e per tutti gli altri eccetto uno. Spentosi progressivamente Casey Stoner, di simil-Rossi o erede di Rossi resta solo Jorge Lorenzo. Che non manca di dimostrarlo in pista e anche fuori. Non si tratta solo delle gag del dopo gara, si tratta delle parole schiette e acuminate e furbe che regala al mondo e di quelle usate per trattare nelle segrete stanze Yamaha. Yamaha, va ricordato all’infinito, diventata mostruosamente competitiva e armata vincente solo dopo la coraggiosa sfida avviata da Valentino nel 2004.

Ma se delle parole segrete e delle trattative in chiave rinnovo 2011 ci sarà tempo per discorrere (visto che potrebbero aprire una deriva Ducati per Valentino), sono invece fresche quelle regalate al mondo e riportate ieri dalla «Gazzetta dello sport». Frasi con le quali Jorge sembra solo svelare un aneddotto, mentre mira a tutt’altro: in primis a far girare gli zebedei al compagno ferito. «Quando Max Biaggi vinceva in 250 e 500 io ero piccolo e correvo nelle moto produzione - ricorda - e se mi avessero detto che dopo dieci anni lui sarebbe stato in testa al mondiale superbike e, io, a quello Motogp, avrei fatto fatica a crederci». Ovviamente pronta la risposta di Max. «Me lo ricordo nel paddock che non poteva correre perché non aveva 15 anni... Vederlo ora davanti a tutti mi rende felice».

Parole che raccontano di un Lorenzo che non ha nessuna intenzione di riconoscere quanto debba alla moto messa a posto e fatta crescere dal Dottore e che piuttosto preferisce aprire una nuova via, autoproclamandosi erede, semmai, del rivale storico di Valentino: Max Biaggi. Una via aperta che potrebbe rivelarsi un’autostrada visto che il maiorchino è senza rivali e visto che d’ora in poi, grazie all’accostamento a Max, per i tifosi italiani del Dottore non sarà più solo il compagno talentuoso del fenomeno ferito, tanto meno il suo erede designato, bensì colui che nel correre e vincere, persino nelle sfide passate con il Dottore, ha afferrato il testimone di Biaggi per andare alla caccia di quel titolo della classe regina mancato dal romano. Le sue sono frasi sornione, sottigliezze, sono moti dell’animo, ma per la sensibilità ipertrofica dei campioni sono anche pugni nello stomaco.

Che a uno ferito non si devono mai dare.

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