Loris insegna la modernità di Shakespeare

Stavolta l’estro lunare di Lorenzo Loris mette a segno un nuovo traguardo. Dopo Pinter oggi il regista si confronta con Shakespeare. Ma non con le tragedie della dissociazione e della colpa ma addirittura con l’ilare commedia che, secondo le intenzioni dell'autore, doveva rappresentarsi Notte dell' Epifania quando i giochi sono fatti e i re magi giungono ad omaggiare il divino fanciullo che salverà il mondo. Ma il suo adattamento già a priori si annuncia come un’intelligente variazione sul tema dato che sceglie ad epigrafe il sottotitolo «Quel che volete». Un segno tutt’altro che trascurabile che dimostra l’impossibilità, nel secondo millennio, di attribuire alla storia di Viola e del suo gemello Sebastiano la gioiosa conclusione di prammatica. Infatti i deliziosi interpreti dell’Accademia dei Filodrammatici non si trovano nell’Illiria dei sogni immaginata dal Bardo ma su un transatlantico tipo Titanic. Che della terra promessa inalbera solo il nome costringendo gli ospiti di quella grande zattera di lusso a pericolosi contorcimenti vittime del fluido instabile dell’oceano ovvero della vita odierna che ben poco ahimé ha in comune con l’incantevole andamento della favola. Ognuno di loro infatti è costretto a sovrastare se non a combattere o addirittura ad identificarsi con un altro da sé.

Sontuosamente abbigliati in abiti da sera di cui si svestono come in un subdolo carnevale dimostrando che il Bardo continua ad essere nostro contemporaneo.

QUEL CHE VOLETE - di Shakespeare. Regia di Lorenzo Loris. Milano, Teatro Out Off, fino al 22 dicembre, poi in tournée

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