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Il loro «male» e il nostro «bene»

L’estate è la stagione più temuta dai bookmaker che operano in Italia, per due ragioni fondamentali: a) minor numero di eventi su cui spalmare il rischio di impresa; b) poche giocate da parte degli scommettitori occasionali, controllati a vista dalla famiglia. Non è un caso che in agosto, il mese dei professionisti e degli scommettitori esperti, le puntate sportive in Italia abbiano fatto registrare il pay-out più alto del 2009: addirittura il 98,4%. Significa che degli oltre 266 milioni di euro giocati circa 261 sono tornati alla base. Considerando le tasse, si può dire che in agosto i bookmaker abbiano lavorato in perdita. Senza impietosirsi, perché adesso è tornata in ufficio la massa perdente con tutte le sue distorsioni: scommessa tifosa, assicurazione emotiva, quota seguita al rialzo, abuso delle martingale, eccetera. Considerando che un aggio onesto si aggira intorno all’8%, si può dire che in agosto gli scommettitori italiani abbiano nettamente battuto i quotisti. Una situazione che non può certo durare all’infinito, pena l’allibraggio estremo (traduzione: quote dei favoriti che si abbassano e quote degli avversari che rimangono quasi uguali) e l’innalzamento dell’aggio tecnico del bookmaker. Conclusione: il giocatore professionista augura lunga vita a quello dilettante, molto più di quanto non faccia il bookmaker. Per questo i libri del genere «how to» sono quasi sempre una truffa: il sistema funziona come un gioco a somma zero, secondo la crudele regola del «loro» male che può essere il «nostro» bene.


stefano@indiscreto.it

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