Los Roques, trovato l’aereo dei turisti italiani

Ci siamo. Forse. Il mistero del Let precipitato nelle acque del Venezuela con 8 italiani potrebbe risolversi sul fondo dell’oceano. A 300-400 metri di profondità. Qui la nave della Marina Costa Bravà, munita di apparecchiature speciali, ha trovato il relitto di un velivolo. È ancora troppo presto per rischiare conclusioni: potrebbe essere il Transaven sparito, come nella serie televisiva Lost, il 4 gennaio. Fra l’altro su quei fondali dovrebbero esserci ben 33 carcasse con le ali. Ci vorranno giorni, forse un paio di settimane. Gli investigatori azzardano solo ipotesi: al 60 per cento l’acciaio è quello del Let 410.
A bordo c’erano 18 persone, o almeno questa è l’ultima versione: il numero esatto dei passeggeri non è chiaro, i conteggi hanno dato di volta in volta risultati diversi e alimentato dietrologie di ogni tipo. Alle 13.56 del 4 gennaio il pilota Esteban Lahoud Bessil Accosta saluta la torre di controllo di Maiquetia nel modo più banale: «Alla prossima».
Ormai il volo partito da Caracas è vicino alla meta di Los Roques, paradiso dei turisti. Invece l’aereo sparisce nel nulla. Dissolto. Dov’è finito? La spiegazione più convincente è la più semplice: è caduto, forse per un guasto meccanico, e si è inabissato. Ma sulla superficie del mare non si vede nulla e nulla affiora: il Let è stato inghiottito. Poi, qualche giorno dopo, viene trovato in mare il corpo del copilota. Da dove è arrivato? Realtà e fiction si mescolano. Si ipotizza di tutto, addirittura il dirottamento dell’aereo che poi sarebbe atterrato in qualche località imprecisata.
E i passeggeri, a cominciare dagli italiani che avevano programmato una settimana di relax, dove sono finiti? I familiari si mobilitano, chiedono chiarezza alla Farnesina, ma ottengono solo una nube di voci e supposizioni.
Le ricerche non approdano a nulla. Occorre uno sforzo supplementare, con strumenti sofisticati. Finalmente, a tre mesi dal disastro in zona arriva la nave Costa Bravà. È, dovrebbe essere, la svolta. Ieri il quotidiano El Universal mette in pagina la speranza e le dà il timbro dell’ufficialità: è il Procuratore nazionale José Gregorio Morales a certificare che i resti, localizzati a 300-400 metri di profondità, appartengono senza se e senza ma a un aereo. Inoltre, informazione preziosa, si sa anche che il velivolo misura 14 metri, esattamente la stessa lunghezza dell’introvabile Let.
Potrebbe essere, finalmente, l’epilogo di questa storia così dolorosa e incerta per come si era sviluppata.

«Noi sapevamo del ritrovamento già da lunedì - spiega Giovanni Bonifacio, legale dei parenti dei coniugi Durante, a bordo del bimotore con le due figliolette - ma le famiglie hanno accolto la notizia con cautela. Mancano ancora i riscontri». Forse, chi aspettava un segno dall’Italia avrà presto la conferma. E darà una tomba a quegli 8 turisti sfortunati.

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