«Questa manovra economica ci ha colti di sorpresa. Le misure sono inique perchè mirano a ripianare un tetto di spesa sottostimato e impossibile da rispettare, tanto che nessuna Regione ci riesce. Ci viene chiesto di partecipare, nella misura del 35% allo sfondamento del tetto della spesa farmaceutica ospedaliera. Non è accettabile», afferma con decisione Massimo Scaccabarozzi, nuovo presidente di Farmindustria, ha sostituito Sergio Dompé, limprenditore farmaceutico che per sei anni è stato al vertice della Associazione. «Chiediamo ha aggiunto il nuovo presidente - un tavolo di confronto per scegliere misure che responsabilizzino tutti gli attori del sistema sanitario. Negli ultimi dieci anni ha precisato - abbiamo già contribuito al ripiano della spesa farmaceutica con tre miliardi di euro e vantiamo dalle aziende sanitarie crediti per 3,7 miliardi e pagamenti tardivi fino a 650 giorni. Secondo uno studio Cergas Bocconi,la spesa farmaceutica ospedaliera italiana è inferiore del 10% alla media europea, considerando i prezzi di cessione».
Lindustria farmaceutica è indubbiamente una risorsa per lo sviluppo economico italiano e per questo va valorizzata e non penalizzata. Lo dimostrano le cifre del settore: la ricerca sostenuta per il 90% dalle imprese occupa 6.050 addetti, il 9,1% del totale (contro l1,6% nella media dellindustria). Gli investimenti annuali hanno raggiunto i 2,4 miliardi di euro, dei quali 1,2 in ricerca (il 12,2% dellindustria manifatturiera) e 1,2 in impianti ad alta tecnologia. La produzione farmaceutica ha superato i 25 miliardi di euro, il 56% rivolto allexport (14 miliardi di euro); 66.700 gli addetti diretti (90% laureati o diplomati), un vero e proprio patrimonio la cui eccellenza è riconosciuta anche allestero. Vanno poi considerati i 64 mila addetti nellindotto e gli 1,4 miliardi di euro di imposte dirette. Nellarea farmaceutica lItalia è terza in Europa, dopo Germania e Francia, per presenza industriale, numero di imprese, produzione, occupazione.
Si deve ottenere la responsabilizzazione delle Regioni, protagoniste della gestione della Sanità sul territorio. Le imprese del farmaco già oggi sono chiamate, attraverso strumenti quali il Payment by results, il Risk e il Cost sharing in aggiunta ad uno stretto monitoraggio sulluso dei farmaci, ad affrontare il problema dei costi dei nuovi farmaci in ospedale in modo responsabile e sostenibile.
«Il 2010 inoltre è stato il nono anno consecutivo di calo dei prezzi dei medicinali, che dal 2001 sono scesi complessivamente del 26,2% (anche di più per quelli rimborsabili, -33%), rispetto ad uninflazione del 20,6%. La spesa farmaceutica pubblica pro-capite in Italia dichiara Farmindustria - è la più bassa fra i Paesi europei, più del 30% in meno considerando il canale farmacia (nel quale i prezzi sono inferiori alla media del 20%) e -26% per la spesa farmaceutica totale.
Alcune Regioni potrebbero far molto sul fronte dellefficienza e della lotta agli sprechi. Risparmi per 12 mld di euro, lo 0,8% del Pil, si potrebbero ottenere con l'applicazione dei costi standard in Sanità considerando come regione benchmark l'Umbria. Lo rivela una ricerca Cerm secondo cui 5 Regioni - Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio - potrebbero da sole contribuire al 77% del risparmio (9,4 mld l'anno).
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