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«Una lotta vera con Podestà Ora il Pdl è un partito vivo»

«Una lotta vera con Podestà Ora il Pdl è un partito vivo»

Sandro Sisler, nuovo coordinatore provinciale del Pdl con 3.136 voti, il 72,04 per cento delle preferenze.
«Molto stanco, ma contento».
Un classico.
«No, no. Sono davvero molto stanco. È stata una faticaccia».
Guido Podestà dice che grazie a lui ne è venuto fuori un congresso vero. Col dibattito.
«La miglior dimostrazione che il Pdl è un partito vivo. Tanti militanti, tanti volontari a organizzarlo, tantissimi giovani».
Ve le siete dati di santa ragione. Repubblica titola «Il congresso dalle ossa rotte».
«Macché. L’ho detto, siamo un partito vivo. Si litiga, si discute, si espongono tesi contrapposte. Ma poi bisogna marciare uniti. Adesso ci sono le elezioni».
Non ci saranno fratture?
«Assolutamente no. Ora avanti sulla linea politica di rinnovamento voluta dal coordinatore nazionale Ignazio La Russa e da quello regionale Mario Mantovani».
L’accusano di essere una decisione presa in quattro o cinque dentro una stanza.
«Un successo così ampio dimostra quanto questo non sia vero. Una proposta decisa a tavolino, non avrebbe riscosso tanto successo».
Il veleno è stato molto. Ci saranno strascichi?
«Sono certo che ora tutti daranno il loro apporto. E ne approfitto per ringraziare personaggi come Mimmo Zambetti, Alessandro Colucci, Sante Zuffada e quelli di Rete Italia che hanno lavorato come semplici militanti dalle 9 di mattina alle 2 di notte».
Il partito non è più di plastica?
«Macché di plastica. Ammesso che lo sia mai stato».
Come fa a dire che non ci saranno strascichi.
«Perché sono molte di più le cose che ci uniscono».
Come comincerà il primo coordinamento provinciale?
«Dirò che quest è una grande occasione per dimostrare autonomia di azione e di pensiero».
Autonomia da cosa?
«Ognuno di noi fa riferimento a un’area. E questo non è un demerito, ma ora ci dobbiamo spogliare dalle nostre appartenenze per fare solo il bene del Pdl».
Cos’è il rinnovamento?
«Dobbiamo saper scegliere meglio classe dirigente e candidati».
Podestà e Gabriele Albertini chiedono un codice etico.
«Le responsabilità sono personali, ma l’etica nella politica deve tornare a primeggiare. Ma si badi, a destra come a sinistra».
Alleanze con la Lega alle prossime amminsitrative?
«Non dipende da noi. Ma credo che l’alleanza convenga molto anche a loro».
E con l’Udc?
«Spero venga con noi. Anche se molti dell’Udc, come l’ex segretario cittadino Luca Ruffino, sono già entrati nel Pdl».
I vostri sondaggi danno il Pdl un po’ basso.
«Lavorando e andando fra la gente si inverte la tendenza».
Nel suo intervento lei è stato duro con Letizia Moratti, una candidatura sbagliata? Tanti guai del Pdl sono partiti forse da lì.
«Non la conosco e non mi permetto di giudicarla. Non apprezzo l’esseresi dimessa da consigliere. Stare all’opposizione fa bene. Le avrebbe fatto bene starci prima di essere candidata sindaco».
La sua è una vittoria di An?
«Assolutamente no, io facevo parte di un’alleanza. Anche se sono molto orgoglioso che un ex an come me abbia saputo conquistare la simpatia di militanti provenienti da mondi diversi».


Fi e An devono continuare a rimanere uniti?
«Io non so se il partito unico sia meglio, ma so che all’Italia serve il bipolarismo. La chiarezza».
Podestà ha lodato il suo intervento. Equilibrato ha detto.
«Ero emozionato. Si vedeva?».
Si vedeva.

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