Lovari non vuole cedere le stanze assegnate a F.I.

Marcello Viaggio

La guerra delle stanze. In amore ed in guerra, si sa, tutto è permesso. Ma in questo caso la baruffa fra Forza Italia e Roberto Lovari sta prendendo decisamente le vie del tribunale. Un brusco divorzio, con l’ex capogruppo degli azzurri che dalla sera alla mattina molla la carica e passa armi e bagagli al Nuovo Psi. Portandosi appresso, come in tutte le separazioni cariche di veleni, due stanze complete di arredi e scrivanie. Quelle al quarto piano di via delle Vergini, che occupava da capogruppo.
«Per la verità, anche una terza», sostiene Forza Italia. Quella dell’archivio. «Con il materiale di cancelleria pagato dal nostro gruppo» precisa il consigliere Fabio De Lillo. Lo strappo cade l’8 settembre. La situazione resta in stallo per giorni, in attesa della nomina del nuovo capogruppo. Intanto gli azzurri se la passano male. Di due piani completi che aveva fino a tre mesi fa, al gruppo sono restate solo quattro stanze. D’accordo le defezioni, i tradimenti; ma qui si esagera, dicono gli azzurri. Forza Italia conta cinque consiglieri e dieci addetti di segreteria. Oltre ai tre impiegati che lavorano con De Lillo, come segretario del Comune. In 18 in 4 stanze. Si scoppia. Lovari, invece, da solo ne tiene due, forse tre. Gli Udeur, in quattro ne hanno otto. Insomma, qualcuno ciurla nel manico.
Il nuovo capogruppo, Pasquale De Luca, annuncia guerra ad oltranza: «Se non ci restituiscono il maltolto - dice provocatoriamente - vuol dire che Mannino (il presidente del consiglio, ndr) ci ospiterà nel suo ufficio». Lovari, però, tira dritto: «Le due stanze me le ha assegnate Mannino in persona con una lettera», afferma sicuro. Poi dirama un duro comunicato: «Stamattina in mia assenza il consigliere De Luca in compagnia di altre persone non identificate si è introdotto nelle mie stanze senza autorizzazione». Lovari annuncia una denuncia in Procura. E convoca la stampa, assieme al vicesegretario nazionale del Nuovo Psi, Donato Robilotta, e al segretario romano, Giuliano.
E Giuseppe Mannino? Chi meglio di lui può dire come stanno le cose? Rintracciato al telefono, il presidente del consiglio comunale, dapprima prova a schivare l’argomento: «Ancora con questa storia delle stanze?». Ma Lovari sostiene che gliele ha assegnate lui. È vero o no? «È vero solo in parte - dice -. In quel momento dovevo prendere una decisione, e Lovari era già lì. Ma la sistemazione era provvisoria, poteva durare uno-due giorni, massimo una settimana. Poi si doveva trovare una soluzione definitiva. La conferenza dei capigruppo ha dato mandato all’ufficio di presidenza di farlo. C’è chi ha mostrato scarsa disponibilità finora, ma ci tengo a ringraziare coloro che collaborano, fra cui l’onorevole De Luca». Anche Fabio De Lillo aspetta una stanza. «Questo è un altro discorso - prosegue Mannino -.

I segretari del consiglio comunale assolvono un ruolo sostanzialmente di aula, avevamo convenuto che restassero nelle sedi dei gruppi. Da parte mia c’è disponibilità a rivedere la decisione. Ma una cosa per volta. I pani si possono moltiplicare, i pesci pure, non le stanze del Campidoglio». Qualunque sia la decisione finale, suciterà nuove polemiche.

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