Con Luca Barbareschi tra politica e spettacolo

Al via le interviste in pubblico guidate da Maurizio Cabona al Centro Svizzero. "I Lunedì" de Il giornale nascono con un obiettivo: divertire e far pensare

Con Luca Barbareschi tra politica e spettacolo

Milano - Idea e titolo della conversazione in pubblico con Luca Barbareschi - che il 21 (ore 18.30) inaugurerà nel salone del Centro svizzero di via Palestro 2 “I lunedì del Giornale” - precede gli eventi politici degli ultimi tumultuosi giorni. Perciò non ci sono allusioni - allusioni recenti, almeno - nel gioco di parole “Politica dello spettacolo. Spettacolo della politica”. Barbareschi ne parlerà in varie vesti: attore, sceneggiatore, regista, produttore. E osservatore. Ha portato sulle scene italiane Il gattopardo, tratto dal romanzo simpaticamente reazionario di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e il monologo finale strappava grandi applausi, per come Barbareschi lo faceva e ancor più per quel diceva.

Prima ancora, sempre Barbareschi ha ideato, realizzato e interpretato il miglior film italiano sul lungo declino della classe politica, Il trasformista, critica degli opportunismi parlamentari sui toni della commedia all'italiana. Uscito prima che governasse Prodi, Il trasformista poteva apparire uno strale contro Berlusconi, visto che Barbareschi stesso impersonava un deputato di Forza Italia che perde via via gli ideali. C'era chi si aspettava l'elogio dell'Unità e la stroncatura del Giornale; accadde l'opposto. L'Unità era dunque pro Berlusconi e Il Giornale contro? Semplicemente L'Unità era contro Barbareschi qualunque cosa egli dicesse.

"Grande è il disordine sotto il cielo", diceva il presidente Mao, scorgendo la fecondità di quel disordine. In questo non aveva torto. Vecchie etichette ideologiche sono cadute, ma sono nate nuove contrapposizioni, meno rigide e più meschine. Orale: se qualcuno ragiona di testa sua, anziché per schieramento, rischia di essere messo a tacere. Barbareschi parla ancora: ha un grande pubblico, se lo può permettere, ma non gli è venuto in mente di imitare Nanni Moretti o Beppe Grillo. Resta che anche a Barbareschi molti guardano per opinioni che aderiscano alla realtà.

Nella decadenza della politica, che non è solo italiana (si veda Hollywood), lo spettacolo surroga con l'intelligenza che deve avere chi del suo lavoro vive. Di qui il titolo «Politica dello spettacolo. Spettacolo della politica». Qual è il versante più amaro? È uno dei quesiti che potrebbero porsi lunedì. Seguiranno altri appuntamenti, sempre nel salone del Centro svizzero, sempre con la gentile collaborazione della Camera di commercio svizzera.

Se il primo incontro ha la politica nel titolo, e probabilmente l'avrà nei contenuti, il secondo avrà per tema magari la storia, il costume, l'umorismo. Il tentativo sarà di non prendersi sul serio: lo fanno già altri; e di non prendere sul serio: si gronda di retorica anche parlando di sport. Si diceva sopra della commedia all'italiana: divertiva e faceva pensare. Il modello è quello. Venite ad ascoltarci.

Lunedì 21 gennaio, ore 18.30
Spazio Eventi - Centro Svizzero, via Palestro 2 (Milano)
info: 02-8566.331 - marketing@ilgiornale.it
ingresso libero fino a esaurimento posti

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