Briançon - Ha in testa Oropa, ha in testa l’ultima settimana; teme le Tre Cime di Lavaredo e lo Zoncolan e soprattutto quel giovanotto imberbe di non ancora 22 anni che ha il nome che pare un codice segreto: Schleck. «Non lo conosco bene, per questo lo temo – dice Danilo Di Luca, fresca maglia rosa -. È al suo primo Giro, e alla sua prima grande corsa, ma questo è un talento. In salita è sempre lì, nelle cronometro è uno che fa paura: dicono che vada molto forte».
Ha in testa Simoni, dice di avere in testa anche Cunego, ma teme Andy Schleck, questo ragazzino lungo lungo, con quel faccino da bravo ragazzo, che stantuffa come pochi sui pedali. «Ad Oropa devo assolutamente andare forte, guadagnare altri secondi preziosi su tutti i pretendenti alla maglia finale, ma devo stare attento a questo ragazzo. È vero, la terza settimana è quella che può risultare indigesta a tutti, in modo particolare ai ragazzi come lui, ma nessuno sa quanto sia talento questo talento, nessuno conosce le sue reali potenzialità, probabilmente nemmeno lui». Ha in testa Oropa, per scavare il solco tra sé e il resto del gruppo, per poi correre in difesa e controllare la situazione. «Io ho sempre amato le cronoscalate – dice -. Penso di poter fare bene, anzi, sono convinto di poter guadagnare su tutti. Spero anche su questo Schleck».
Ha in testa l’ultima settimana, teme le Tre Cime e lo Zoncolan. «Ma forse questa è la terza settimana meno dura degli ultimi Giri e questo dovrebbe giocare a mio vantaggio – aggiunge l’abruzzese di Spoltore -. Devo tenere duro dove Simoni cercherà certamente di mettermi in crisi e dove anche Cunego cercherà di far vedere di cosa è capace. Damiano poco brillante? Io lo vedo in crescita, anche lui fa paura. Ma quello Schleck...».
Ha in testa il Giro, la sua grande scommessa, alla faccia di chi continua a dire che lui è nato per le corse di un giorno e non per i Grandi Giri. «Ho fatto una bellissima primavera, coronata dalla Liegi. La tappa di Briançon? Viene dopo. Però io inseguo il colpo grosso, inseguo questa maglia rosa, ma devo superare il tabù della terza settimana: devo andare forte, senza cedimenti e tentennamenti. Io so che posso farcela, devo convincere gli altri di potercela fare, non me stesso: io so che posso arrivare a Milano in rosa». Teme le domande a bruciapelo, quelle sul doping e sui corridori come Zabel, in ordine di tempo, che hanno preso il vizio di confessare e ammettere i propri errori passati.
«Non li capisco: se si sono dopati è una buona ragione per stare zitti. Se non hanno mai fatto nulla è logico che tacciano. E poi a me cosa importa se Zabel si è dopato nel ’96?». Ha in testa solo Oropa, il Giro, Simoni e Cunego: teme Schleck e le domande a bruciapelo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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