La lucida follia di Mickelson, il bullo col sorriso da bambino

Si dice che laddove i perdenti trovino sempre una scusa, i vincenti vedano una strada. Domenica pomeriggio, Phil Mickelson quella strada se l'è «asfaltata» dal bosco di destra della buca 13 dell'Augusta National: dipingendo con il suo ferro 6 una traiettoria di duecento yards da sinistra a destra, il suo colpo prima ha fatto il solletico a due alberi minacciosi incollati alla pallina; poi ha sorvolato il Rae's Creek, il tristemente famoso fosso che scorre traditore davanti al green; quindi, con la dolcezza di una farfalla, si è posato a un metro e mezzo dalla buca.
Ora. Laddove un qualsiasi altro giocatore avrebbe preferito la comoda tattica del coniglio, posizionandosi al sicuro davanti al torrente, lui ha scelto di rischiare, andandosi a conquistare quel green che, così ben difeso, sembrava prendersi gioco delle sue pur note capacità di funambolo del golf. Proprio per questa sua totale dedizione alla filosofia del «prendere o lasciare», Butch Harmon, il guru numero uno dello swing, qualche anno fa non gli aveva risparmiato a mezzo stampa critiche severe e fors’anche inutili. In fondo Phil un Masters lo aveva già messo in saccoccia. Ma erano altri tempi. Erano i giorni felici in cui il sodalizio dell'ex marine con Tiger Woods pareva un’alleanza d’acciaio. E invece ben presto si rivelò di carta: il Fenomeno lo «tradì» con Hank Haney, lui si leccò le ferite. E fu così che Butch Harmon per la prima volta in vita sua, dovette fare ammenda e accettare Mickelson come nuovo discepolo.
Con la dedizione di un padre, giorno dopo giorno Butch gli ha solidificato quello swing mancino, che sempre era stato un po' ballerino. Ma, in cambio, da Phil ha preteso un duro lavoro non solo in campo pratica. Via la pancia, via i chili di troppo: mens sana in corpore sano. Dei due, la mente e il corpo, Harmon è riuscito a plasmare solo il fisico di Mickelson. La testa no: quella fortunatamente era ed è rimasta calda. Sarà forse grazie a questa lucida follia innata, che tanto piacerebbe a Erasmo da Rotterdam, che al par 5 della buca 13 «Lefty» ha intravisto lo spazio per il colpo-capolavoro e ci si è buttato a capofitto, assaporando in cuor suo il brivido di un ferro da roulette russa.
Con lo stesso trasporto si è gettato poi, a Masters conquistato, in un caldo, meraviglioso abbraccio con l'amatissima moglie Amy, una giovane donna dal sorriso solare, che da quasi un anno lotta contro un odioso tumore al seno.
Ora però non si dica che ad Augusta hanno vinto i bravi ragazzi a discapito dei cosiddetti poco di buono (leggasi Tiger Woods). Nossignore.

Perché qualsiasi giocatore del Tour dirà di Phil Mickelson che, dietro quel sorriso da bamboccione per bene, si nasconde in verità un gran filibustiere.
Sicuro. Ma tant’è: dopo cinque mesi spesi a parlare di corna-scappatelle-sms bollenti e quant'altro, quell'abbraccio familiare che tanto sapeva di Mulino Bianco ha commosso il mondo intero.

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