Il Vescovo di Roma, grande esternatore ed ecologista, è incorso in un «lapsus» storico dipingendo Lucrezia Borgia secondo la «leggenda nera» costruita su di lei dalla storiografia protestante, capeggiata dal ghibellino-luterano Gregorovius, del quale gli storici del XX secolo hanno demolito le tesi faziose. Scrive ad esempio Geneviéve Chastenet nella sua biografia dedicata a Lucrezia: «Sulla figlia di Alessandro VI pesano da cinque secoli le più oltraggiose calunnie senza che mai ne sia stata fornita la minima prova». Il suo nome è legato a quello dei primi umanisti e artisti: Bellini, Tiziano, Ariosto, Bembo, Margherita di Navarra. Sia dato dunque a Lucrezia quello che è di Lucrezia.Roberto CampisiForlì (FC) Scusi se ho sforbiciato la sua bella arringa in difesa di Lucrezia: non me ne voglia, il piombo non è gomma. Sì d'accordo, Gregorovius, ma non fu certo lui a orchestrare la «leggenda nera». Quando piuttosto Guicciardini e, massime, Victor Hugo, con il drammone poi messo in musica da Donizetti. Quando il melodramma era un possente strumento di trasmissione di quella cultura fatta, per dirla con Tomasi di Lampedusa, di tiranni uccisi, amanti suicidi, buffoni magnanimi, monache pluripare e ogni sorte di castronerie scodellate in un turbinio di stivali di cartone, spade di latta, polli arrosto di gesso, prime donne e diavoli. Cultura che è quella di Bergoglio, a quanto pare. Che il più scrupoloso diarista delle vicende - anche pecorecce - del pontificato di Alessandro VI, il vescovo Burcardo, non segnali, delle malefatte di Lucrezia, che la sua presenza a una festa del Valentino, ospiti «cinquanta cortigiane cantoniere in voglia di balli e riso», dovrebbe far riflettere.
Sarà stata pure una donna spigliata, Lucrezia, ma trascorse quasi metà della sua esistenza indossando il cilicio, iscritta al Terz'ordine francescano, fondatrice e patronessa del Monte di Pietà di Ferrara per soccorrere i poveri. Qualcuno lo faccia sapere, in Santa Marta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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