L'Udc urla contro lo scudo fiscale ma poi candida chi l'ha sfruttato

Marcora, il lista in Lombardia, evita il processo per i venti milioni esportati in Liechtenstein grazie al provvedimento varato dal governo e contestato da Casini

Milano Questa è la storia di venti milioni di euro esentasse messi al sicuro in Liechtenstein, di uno scudo fiscale e di uno scudo crociato. E di un candidato alle elezioni regionali in Lombardia che presentandosi ha detto di farlo perché «la politica può e deve dare speranza». Belle parole, ripetute all’ombra del simbolo dell’Udc che da queste parti ha deciso di far corsa da sola.
I venti milioni erano quelli portati, alla faccia di chi continua a pagare, in una banca del Liechtenstein da chi in campagna elettorale chiede «pane a prezzo politico». Lo scudo fiscale è quello contro cui ha inveito il presidente Pier Ferdinando Casini al momento dell’approvazione in parlamento. E quello crociato è un partito che a forza di doppi forni (a proposito di pane) non sa più da che parte sfornare. Il candidato, invece, è Enrico Marcora, un nome che conta nell’Udc. Soprattutto in Lombardia dove ormai da mesi sta appeso su tutti i muri. Prima per la campagna elettorale della primavera scorsa per il posto di presidente della Provincia, dove fu ovviamente battuto dal candidato del centrodestra Guido Podestà e da quello di centrosinistra Filippo Penati. Oggi per quella delle regionali con la quale spera in un posto da consigliere al Pirellone. A leggere nel suo sito ufficiale, alla voce «chi sono», si scopre la laurea alla Bocconi di un «imprenditore edile che riesce a coniugare il valore della bellezza dei grandi progetti urbani dei maggiori architetti internazionali, convinto del patrimonio sociale dell’architettura». E poi che «i valori cattolici, il forte senso morale derivato da una rigida educazione ambrosiana, sono sempre stati al centro delle attività di Enrico».
Il problema è che a stilare un curriculum ombra, ci sarebbe anche l’aver nascosto al fisco 20 milioni di euro. E le indagini archiviate grazie allo scudo fiscale approvato dal governo Berlusconi nonostante l’ira di Casini e dei suoi amici di partito. Memorabile la sfuriata del solitamente compassato Pierferdy («una vergognosa sanatoria di reati odiosi perpetrati alle spalle dei lavoratori onesti»), contro chi non era seduto in parlamento al momento del voto. «Caro/a, - si legge nella lettera inviata ai deputati il 2 ottobre 2009 - come ti è noto lo “Scudo fiscale” è passato alla Camera per soli 20 voti. La tua assenza, in alcun modo giustificata né preannunciata, rappresenta una grave mancanza di responsabilità nell’esercizio del mandato parlamentare e nella disciplina di Gruppo. Sottoporrò agli organi del Gruppo la questione per l’eventuale applicazione di sanzioni pecuniarie per le assenze ingiustificate e ti richiamo per il futuro ad un maggior rispetto dei tuoi doveri. Cordialmente, Pier Ferdinando Casini».
Non era parlamentare, ma a Marcora quelle assenze non devono essere dispiaciute, visto che già figurava nella lista dei 157 conti intestati a 388 persone in Liechtenstein. Grazie ai quali una cifra pari a 1 miliardo 337 milioni e 250mila euro erano stati messi dai nostri connazionali al riparo dal fisco. Fatti risalenti al 2002 e cosa nota sia nel 2009 che nel 2010, quando i vertici romani dell’Udc hanno deciso di candidare l’imprenditore. Nel frattempo, grazie allo scudo fiscale, a fine 2009 Marcora si è visto archiviare per prescrizione l’indagine aperta dalla procura di Roma una volta che i 157 conti-cassaforte aperti a Vaduz erano stati scoperti dall’Agenzia delle entrate, l’ente governativo che combatte evasione ed elusione fiscale. Omessa o infedele dichiarazione dei redditi l’ipotesi su cui la procura capitolina aveva sollecitato le 37 procure territorialmente competenti ad avviare indagini a carico dei 157 proprietari di capitali «emigrati» (97 le posizioni al vaglio a Milano e provincia).


E ora? Indagine archiviata, soldi recuperati con aliquota di favore grazie allo scudo fiscale del centrodestra e il candidato Marcora pronto a scendere in piazza. Contro il governo Berlusconi e i suoi decreti. Via la croce e viva lo scudo. Quello fiscale.

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