Ludivine fa girare la testa a tutti: "Sono nuda, ma non si vede niente"

La bella Sagnier è la protagonista del giallo di Chabrol. "La fille coupée en deux"

Ludivine fa girare la testa a tutti: "Sono nuda, ma non si vede niente"

Venezia - Nel giorno di Brad Pitt, maledizione per qualunque attore, lei è riuscita comunque a farsi notare, anche nel suo vestitino blu da brava ragazza, con i capelli tornati castani rispetto al biondo platino sullo schermo, e un make-up di sobria eleganza. Lei è Ludivine Sagnier, la ventottenne protagonista del nuovo film di Claude Chabrol. Titolo: La fille coupée en deux. Da non prendere alla lettera, giacché la fanciulla in questione è solo metaforicamente tagliata in due, divisa tra due uomini e due identità; e se nel finale, dopo averne patite parecchie, accetta di finire sotto una sega, sarà per finta, sul palco dello zio illusionista.

La Sagnier è una star in patria. E certo, con quel nome, è venuto facile ribattezzarla «la divine Ludivine». Ma lei non pare darsi arie. Al Lido Ludivine si dice onorata di aver girato il film di con Chabrol. Dove incarna Gabrielle, ventenne fresca e sensuale che fa carriera in tv leggendo le previsioni del tempo. Jeans a vita bassa, tacchi alti e camicette che disegnano il seno birichino, la ragazza gira per Lione in Vespa. Veloce, sexy, radiosa. Tutti provano a toccarla, a carezzarle il viso, a portarsela a letto. Lei sdrammatizza, esibendo quell'innocenza perturbante, e dribbla facilmente i «provoloni». Ma poi non resiste a un maturo scrittore, celebre e perverso, che colleziona avventure guardandosi bene dal mollare la moglie. E a quel punto il gioco seduttivo si trasforma in amore, e l'amore in un riflesso masochistico, finché un colpo di pistola, sparato dal giovane perdigiorno da lei sposato per disperazione, non chiuderà l'ossessione.

«So da dove fuggo, ma non cosa cerco», sentenzia lo scrittore interpretato da François Berléand. Facile ai peccatucci di letto, l'uomo esercita il proprio dominio intellettuale sulla fanciulla, costringendola addirittura a uno spogliarello burlesque in stile Dita Von Teese.

«L'unica scena che fino all'ultimo ho cercato di evitare. Senza successo. Claude mi voleva ad ogni costo nuda, con quella piuma gigante sul sedere. Per fortuna non si vede quasi niente», confessa Ludivine, decisa a non spogliarsi più sullo schermo da quando è nata la piccola Bonnie. Per lei «Gabrielle è un personaggio tragico e moderno insieme: anche quando finisce infangata dallo scandalo riesce a rialzarsi, a non farsi condizionare dal potere corruttore dei soldi». In effetti, è così. Lei che fu maliziosamente lanciata da François Ozon ai tempi di La piscina, percorre a passo di danza il film, come una Justine leggiadra e spiazzante, anche pronta a farsi male: una calamita per gli sguardi degli uomini, giovani e meno giovani.

«Le donne hanno ancora molto da lottare prima di liberarsi dal machismo secolare che abbiamo loro imposto.

Avanti, signore, coraggio, datevi da fare!», borbotta il settantasettenne Chabrol, cercando l'applauso. Il suo film, a tratti spiritoso, molto riuscito, si ispira a un fatto realmente accaduto nella New York del 1906 e già portato al cinema, nel 1955, da Richard Fleischer.

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