Cultura e Spettacoli

Luhrmann: «La crisi economica? La racconto col Grande Gatsby»

nostro inviato a Capri

Solo uno come lui potrebbe passare dal drammone sentimental-guerresco a un agente 007 in chiave comica. Eh sì, tra i tanti progetti - chissà mai se vedranno la luce - che ha in mente il raffinato regista australiano Baz Luhrmann c’è anche quello di cimentarsi nella infinita saga dell'agente di sua maestà. A modo suo, ovviamente. E di remake ne ha in mente un altro: quello del Grande Gatsby, il noto romanzo di Francis Scott Fitzgerald su cui si sono cimentati già tre registi (nel '26, nel '49 e l'ultimo nel '74 con Robert Redford e Mia Farrow). Intanto però Luhrmann pensa alla promozione dell'ultimo film venuto alla luce, Australia, che qualche grattacapo glielo sta dando. Il regista ne ha parlato ieri durante la manifestazione «Capri-Hollywood» che si tiene tutti gli anni nell'isola partenopea. E, allora, con ordine, partiamo dall'ultima fatica: parola appropriata se si pensa che l’artista impiega in media sette anni per realizzare un film. Australia arriverà nelle sale italiane il 16 gennaio. Il kolossal - interpretato da Nicole Kidman e Hugh Jackman in cui si mischiano amore, bombardamenti, allevamenti di bestiame e la tragedia degli aborigeni - non ha realizzato grandi incassi negli Stati Uniti, primo Paese in cui è uscito. E Luhrmann non ha difficoltà ad ammetterlo. «Per Australia è successo come per Moulin Rouge (il suo penultimo film - sempre con la Kidman - del 2001, in onda casualmente ieri sera su Retequattro -, ndr): dopo un inizio problematico e un passaggio ottimo in Europa, è tornato con grande successo negli Usa. I primi risultati in Francia, Germania, Spagna, Olanda - dove è primo al box office - confermano questo percorso. L'importante comunque è ripagare le spese e, ovviamente se possibile anche guadagnarci, perché è l'unico modo per garantirsi la libertà di creare. Il film, al contrario di alcune informazioni sbagliate apparse sui giornali, è costato poco meno di cento milioni di dollari. Una grossa cifra, certo, ma contiamo di ripianarla». Anche certa critica, in America è stata dura. «Un film così o lo si ama o lo si odia: ci hanno assegnato una stelletta oppure cinque, nessuna via di mezzo. Meglio così che essere nella mediocrità». Un altro problema per il film è arrivato dall'incidente inconsapevolmente creato da Nicole Kidman criticata dagli aborigeni australiani per aver suonato in uno show tedesco di presentazione del film, il didgeridoo, uno strumento musicale degli aborigeni vietato alle donne in quanto renderebbe sterili. Un fatto increscioso soprattutto se si pensa che buona parte del film è dedicata al ricordo della «generazione rubata», cioè i bambini delle popolazioni locali strappati dai «bianchi» alle loro famiglie e messi negli orfanotrofi. «In effetti - dice il regista - è stato un errore da parte di Nicole. Ma lei certamente non lo sapeva e non voleva offendere nessuno, tanto che si è subito scusata».
E veniamo ai progetti. Se tutto va come Luhrmann ci ha abituati, il prossimo film lo vedremo nel 2015... «Che devo fare? Per me è difficile metterci meno di sette anni: per creare arte bisogna viaggiare, studiare, pensare, progettare, conoscere, crescere, affrontare le proprie paure, altrimenti si rischia di infliggere agli spettatori delle stupidaggini». E dunque, dopo tanta attesa, potrebbe venire alla luce un remake del Grande Gatsby o un nuovo James Bond. «Del primo ho acquistato i diritti - conferma un’indiscrezione trapelata qualche giorno fa - ma non so ancora se punterò su quello. Mi è venuta voglia di realizzarlo perché quel grande romanzo ambientato nell'America degli anni Venti è lo specchio di quanto succede oggi con questa grande crisi economica mondiale». E, invece, come sarebbe il suo agente 007? «Ah, ripartirei dal secondo romanzo di Fleming Live and let die (Vivi e lascia morire) e mi chiederei «ma come c’è finito James Bond in un parcheggio di roulotte?». Lo farei un po’ divertente, un po’ sciocco come è nel vecchio Casinò Royale (del ’67 con David Niven)». E il remake di un film italiano? «Ne ho in mente due, ma ora non li dico proprio.

Però, sapete, Fellini è un grandissimo e vorrei che i giovani di oggi lo conoscessero di più».

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